«Il fatto è che questa è anche l’estate in cui esce il mio terzo romanzo, che si intitola Erosione (lo pubblica e/o). È il primo libro che scrivo ambientando la storia negli Stati Uniti (tutto si svolge in una casa nella Chesapeake Bay, un luogo molto vicino a dove vivo adesso) e alla fine, anche se parla di tante cose (dal climate change alle difficoltà relazionali all’interno di una famiglia) il racconto si concentra su un solo episodio: un ultimo trasloco. Ci sono tre fratelli adulti, Anna, Geoff e Bruno che dopo anni di fallimentari tentativi di salvare la loro casa al mare, sempre più minacciata dal progressivo innalzamento delle acque, colpita una stagione dopo l’altra da allagamenti e uragani, riescono a venderla. Nel romanzo li troviamo che passano insieme le ultime ore nella villa nella quale hanno trascorso ogni estate della loro vita giovane, prima di consegnare le chiavi; ognuno di loro deve riempire una e una sola scatola con gli oggetti che vuole salvare: un’occasione per fare i conti con il tempo, con l’infanzia, il distacco definitivo da un luogo molto amato e poi odiato. Il romanzo è diviso in tre capitoli, uno per ogni fratello o meglio, uno per ogni scatola che ciascuno riempie con i diversi oggetti che vorrà portarsi via alla fine di quel rito che compiono al contrario (quando erano piccoli la madre gli faceva riempire le stesse scatole prima dell’estate per andarealla casa sul mare). La prima stesura aveva come titolo provvisorio Three boxes, tre scatole: quelle che ho adesso alle mie spalle, nella loro ancora ansiogena vuotezza.
Solo recentemente ho messo bene a fuoco che i fatti raccontati nel romanzo si incastrano profondamente con quelli che sto vivendo in questo esatto periodo. Ma il libro l’ho scritto nel 2020, l’anno immobile. L’ho iniziato durante il primo lockdown, il periodo più fermo del mondo, in cui era inimmaginabile anche solo l’idea di viaggiare, figuriamoci quella di traslocare, di trasferirsi in un altro continente. Eppure, potenza delle coincidenze, il romanzo esce nello stesso giorno del mio volo per l’Italia (questa volta solo andata). Come un’autofiction al contrario. In cui è il racconto a fare la vita e non viceversa».