(...) Suiza è il romanzo d’esordio di Bénédicte Belpois. L’autrice, che esercita la professione di ostetrica nella regione della Franche-Comté, ha iniziato a scrivere il romanzo durante un soggiorno in Spagna. Per essere un’opera d’esordio, il libro risulta non solo ben scritto, ma anche ben architettato. Nella fattispecie, la narrazione è organizzata attorno al contrasto, all’incontro-scontro tra elementi antitetici fra loro. In primis, l’eterna opposizione tra eros e thanatos, che secondo la prospettiva freudiana dominano e guidano l’essere umano. In particolare, nel personaggio di Tomàs le pulsioni di vita e di morte nei confronti di Suiza sembrano convergere, sovrapporsi in una fusione ambigua e ambivalente che spesso lascia interdetto il lettore. Ad ogni modo, il dualismo attorno cui si sviluppa il romanzo non si risolve esclusivamente i eros e thanatos, ma anche e soprattutto nei due protagonisti che oltre a incarnare le due pulsioni, (Tomàs, con il cancro che lo consuma giorno dopo giorno e la pulsione brutale nei confronti di Suiza, e Suiza che rappresenta il femmineo fecondo, che genera vita e rimanda all’immaginario infantile con il suo vago odore di latte e il suo atteggiamento bambinesco), rappresentano anche terre e lingue diverse, Tomàs la Galizia, con i suoi colori terrosi e i suoi sapori, e Suiza la Svizzera, con richiami alla neve. Un romanzo affascinante, che non risparmia momenti feroci ai quali però alterna con maestria episodi di tenerezza, una tenerezza che il lettore percepisce come vana, perché in Suiza è narrato il tentativo di ribellione di due esseri sopraffatti destinati alla sconfitta.