Si sposta dall'isola del Giglio di Isole minori e dalla Maremma di Il giardino dei mostri agli Stati Uniti, ove Lorenza Pieri è vissuta a lungo, l'ambientazione di Erosione : con la continuità rappresentata sì dalla località marina di Chesapeake Bay, sulla costa atlantica, ma pure dal clima da saga familiare, con tre generazioni d'immigrati dalla Sicilia, dall'anaffettivo nonno Giovanni Amenta detto Joe, arrivato a Baltimora da bambino, che «andava pazzo per tutto quello che lo affrancava dal suo status di migrante italiano», alla nuora Margaret, ben presto vedova, e ai suoi tre figli.
Una realtà familiare da autentico inferno, rivisitata in una particolare situazione: i tre figli che su proposta di Anna si ritrovano alla viglia del ricovero della madre affetta da Alzheimer in una struttura, nella villa di Cape Charles, luogo di passate vacanze, appena venduta, ciascuno con una scatola da riempire con oggetti che richiamino momenti del passato.
Ed è appunto alla villa che si riferisce a tutta prima il titolo.
Perché Erosione è innanzitutto quella fisica d'una «casa sulla punta del promontorio con la spiaggia che iniziava a sinistra, sotto il terrazzo davanti alle portefinestre, a destra gli scogli e il pontile dopo il prato», che da anni aveva iniziato «il suo lento inabissamento», con la striscia di sabbia ormai «inghiottita dal mare».
Ma erosione è pure quella fisica dell'Alzheimer materno, e soprattutto quella degli animi dei figli che nel raccogliere oggetti richiamanti il passato rivivono momenti cruciali delle proprie storie personali e familiari. Vite a loro volta erose, a partire dalla precoce orfananza paterna, cresciuti con forti sensi di colpa da un'educazione materna «improntata su Gesù e la disciplina, il sacrificio, il confronto, la punizione e il perdono, l'analisi delle situazioni, il bene e il male, Dio e il diavolo e tre figli nevrotici, ognuno a modo suo». Una madre che «non diceva mai per prima una cosa bella», nei confronti della quale «in segreto ognuno aveva altri alibi inconfessabili»: con Anna che si sentiva da lei «mai riconosciuta come persona, solo accettata, a volte come si accettano le disgrazie»; Bruno che «aveva conservato praticamente solo ricordi di Margaret che lo puniva», e «Geoff, il piccolo, l'unico di loro che sentiva di essere stato amato dalla mamma», che «non poteva sopportare di averla sotto gli occhi in quello stato, ancora viva ma già perduta per sempre». (...)