Ma guarda, una bella scorpacciata di sangue. Degna di film tutti azione ed ammazzatine. Ma con quella truculenza talmente amplificata che... Che no, se ci pensiamo bene non fa davvero male. Per il suo primo romanzo (che inaugura, tra le altre cose, la collezione Sabotage della casa editrice E/O), Matteo Strukul ha fatto riferimento a modelli (più cinematografici che letterari) ben precisi. E sono punti di riferimento che puzzano di deserto e cordite, criminali e brutalità. Solo che, stavolta, non siamo nel New Mexico, in Arizona oppure in una assolata California. Siamo nel «caro vecchio e benestante» Nordest, questo lembo d’Italia diventata quasi una categoria dello spirito, l’incarnazione di ricchezza, depressione e penetrazione di capitali. Capitali illeciti, manovrati da criminalità che parlano lingue diverse. Tranne che quando si tratta di concretizzare la voglia di sopraffazione.
Qui risuona «La ballata di Mila», ambientata nel pieno di uno scontro tra due organizzazioni. Quella di Guo, legata alle triadi cinesi, e quella, diciamo, nostrana di Rossano Pagnan. Nel mezzo si infila proprio lei, Mila Zago. Killer senza cedimenti, che vuole vendicare sé stessa e suo padre. E, per farlo, non ha alternative: deve uccidere, picchiare, cospirare. Un triplo gioco che ha un solo scopo: mettere la parola fine ai due piccoli clan.
Con un ritmo frenetico, Strukul (al quale non si fa fatica a perdonare qualche lieve ingenuità da opera prima) costruisce una piccola macchina da guerra letteraria. I riferimenti, come detto, si sprecano (specie nella storia di Mila, che ricorda quella della bounty killer dagli oc- chi a mandorla di Kill Bill), ma questa orgia di azione riesce a risultare credibile anche nell’area veneta.
È un libro che cattura e fa sorridere, sempre secondo la logica che - la crudeltà - non si presenta con dreadlocks rossi ed armi da Desert Storm. Bella e pericolosa, Mila Zago è pronta a conquistarvi. Ma state attenti: la ragazza spara piuttosto bene.