Negli anni 60 il neuroscienziato John Lilly convinse l’agenzia spaziale a condurre un esperimento sui cetacei. Per prepararsi a comunicare con gli alieni
(...) Fu così che la Nasa, su proposta di Lilly, assunse il delfino come modello di intelligenza extraterrestre, dando inizio a uno degli esperimenti più stravaganti e visionari della storia della scienza. A raccontarlo, sotto forma di romanzo, è ora la scrittrice canadese Audrey Schulman che in La casa dei delfini (edizioni E/O) parte da una vicenda vera per poi mescolare con sensibilità romanzo ed etologia, scienza e speculative fiction. «Ho raccontato fatti realmente accaduti usando personaggi immaginari» spiega Schulman. E i fatti sono questi: «Nell'estate 1965, un'altra assistente di Lilly, la ricercatrice Margaret Lovatt, traslocò in una casa-acquario costruita appositamente per lei e Peter, un giovane delfino maschio. La struttura era interamente riempita con 45 centimetri di acqua, in modo che Peter potesse nuotarvi a proprio agio, un tavolo e un fornello a propano pendevano dal soffitto in modo che la Lovatt potesse condurre la sua vita quotidiana senza mai separarsi dall'allievo. (...)