«Non è un caso che il grande schermo vi abbia attinto. Lo stesso Bartolomei è uno sceneggiatore. Sa come dosare tragico e comico in una scansione che ricorda certo cinema agrodolce di Monicelli ma anche l'impronta di un narratore scanzonato a lui caro come John Fante. È come se gli inciampi o i guasti della vita gli si rivelassero nella loro profondità solo attraverso la lente dell'umorismo. Il sorriso però non fa rima con ingenuità. Il bambino che Bartolomei si porta dentro è quello che ogni volta non può fare a meno di esclamare che il re è nudo. Ecco perché l'autore - la cui scrittura negli anni da pubblicitario è sempre stata di fortuna e ritagliata negli orari più impensati - ha trovato nella famiglia, indagata dal punto di vista dei figli, il motore della sua ispirazione. La famiglia, felice o in frantumi, è anche un pretesto per mostrare le ingiustizie del mondo. I suoi personaggi sono sempre fragili, colti in bilico tra la fedeltà a se stessi e il navigare in mare aperto».