SIAMO nel Primo Novecento. Istanbul è assediata dall'esercito bulgaro, dal colera. Un colpo di stato. La città trabocca di morte, ma anche di bellezza. I giardini, le moschee, le chiese e i mille minareti. Il dispotismo corrode tutto: censura, spie, oppositori imprigionati, torturati, assassinati. Ahmet Altan ci porta all'inizio di un altro secolo, così simile a questo. Nel terzo capitolo del "Quartetto ottomano" la storia pubblica si intreccia a quella privata. È l'amore tra Nizam, giovane ricco e adorabile giocatore d'azzardo, tornato da Parigi, e Anya, triste pianista russa di una bisca, enigmatica e aristocratica. Nizam voleva «vivere ogni sentimento nella maniera più estrema». E arriva così l'epilogo, tragico. Ahmet Altan, incarcerato per reati d'opinione e ora in una libertà precaria, dà un altro tributo al suo amato e tormentato Paese, la Turchia.