Per lunghi anni, credendo che questo fosse il vero significato della buona educazione, Lisa si è mimetizzata e ha obbedito, tralasciando ciò che scalpitava nel suo petto. Nonostante le pantomime, le recriminazioni, le urla tramutate in schiaffi, il suo mondo era mammacentrico: dava le spalle a tutti per volgere lo sguardo solo verso colei che l'aveva messa al mondo e le stava insegnando come starci, a modo suo. Soltanto a posteriori, in occasione dell'evento tragico che l'ha resa orfana, Lisa ha schiuso lo scrigno dei ricordi, non più guidata dall'accondiscendenza che ha segnato la sua infanzia. Travolta dal garbuglio di ciò che è accaduto e ciò che avrebbe voluto accadesse, ha avviato un viaggio negli anni vissuti alla ricerca dell'accettazione della madre capace di far coesistere amore e incomprensione, senza lasciar spazio alla ribellione. Bastano poco più di cento pagine per tratteggiare la mappa della malattia sempre negata, dei traumi taciuti, della felicità centellinata e annientata dalle regole da rispettare. Senza la necessità di una trama, sviluppatasi spontaneamente con il susseguirsi degli eventi, con un linguaggio semplice e mai retorico, che arriva dritto al cuore lasciando sgorgare sentimenti contrastanti, Bignardi mette in mano al lettore un romanzo intimo, in cui è custodito il sogno di recuperare il tempo perso per godere appieno dell'amore ma terno, sgualcito dal peso delle aspettative.