«L'emergenza climatica è una questione generazionale? A prima vista sembrerebbe di sì. È vero che molti cambiamenti, nel clima, si vedono già: fa meno freddo, l'agricoltura fatica, ci sono più eventi estremi. Sono cambiamenti che si registrano anche nei paesi più sviluppati che più hanno contribuito, sinora, a causare la crisi climatica. Ma credo che tra le persone che vivono nel nord del mondo l'idea dominante sia che più o meno le cose vanno avanti sempre allo stesso modo. Fa più caldo, ma hai visto mai che il saldo tra maggiore uso dei condizionatori nel periodo caldo e minore uso dei caloriferi nel periodo freddo produca un attivo? Insomma, chi oggi ha superato i sessant'anni e vive nel nord del mondo potrebbe anche pensare di averla sfangata. Certo, di eventi estremi che provocano grandi tragedie, nel tempo che gli resta da vivere, il plurisessantenne ne vedrà sempre di più, anche intorno a sé. Ma può confidare che non toccheranno proprio lui, personalmente. Chi di anni invece ne ha meno di trenta, questa fiducia non può averla: la crisi climatica se la prende in pieno. Se vive in paesi sviluppati può sperare di avere qualche mezzo in più per gestire la situazione, ma non eviterà i guai. Gli elementi per un bello scontro generazionale ci sono tutti».