«Da questo territorio geograficamente periferico ma politicamente centrale viene Montagne e nuvole negli occhi, di Wu Ming-yi, tradotto in italiano da Silvia Pozzi e pubblicato nel 2021 da E/O. Wu Ming-yi non è solo un autore di narrativa, è anche professore di letteratura sinofona, attivista ecologista e studioso di farfalle (di cui Taiwan è casa per almeno 370 specie). Il romanzo si inserisce nel filone della cosiddetta “scrittura naturalistica” (in cinese ziran shuxie, terminologia suggerita dallo stesso Wu), che in vari modi e forme esplora le complesse relazioni tra vita organica e inorganica. 3
Il romanzo comincia raccontando la storia di Atrei, un ragazzino di quindici anni che vive su Wayo-wayo, un’isoletta fittizia in mezzo al Pacifico. Siccome è secondogenito, ha il destino segnato: deve partire per un viaggio di sola andata in mezzo all’oceano, la sua vita in sacrificio a Kapanga, il dio del mare. Atrei però non muore inghiottito dai flutti e a un certo punto si imbatte in una strana isola galleggiante: «sembra immensa, e non è fatta di terra, ma di un’accozzaglia di cose curiose multicolori». Il ragazzo ancora non lo sa, ma si è imbattuto nel cosiddetto Great Pacific Garbage Patch, la grande chiazza d’immondizia del Pacifico scoperta dall’oceanografo Charles Moore nel 1997. (...)
Il romanzo costruisce una narrazione su più piani in cui le vicende dei personaggi fanno da sfondo alla vera protagonista della storia, cioè la catastrofe ambientale, che ci viene presentata nelle sue manifestazioni più estreme e violente: onde anomale, terremoti, grandinate (su un’isola subtropicale!), frane, tempeste, e ovviamente la grande isola di plastica che galleggia nell’oceano Pacifico e che si infrangerà sulla costa taiwanese. Anche quest’ultima, che è probabilmente l’oggetto che più evidentemente mette in relazione la catastrofe ambientale con l’attività umana, viene trattata come una forza della natura; è dotata della stessa agentività dei terremoti e delle onde anomale».