«La storia della vita di Natsuki, maga che ha ricevuto dal suo pupazzo Pyūt, extraterrestre proveniente dal pianeta Pohapipinpopobia nonché emissario in incognito della Polizia Magica, l’incarico di salvare il mondo. Questa sua missione, però, di cui sono a conoscenza solo il cugino e il marito, colliderà più e più volte con le regole della società terrestre, alle quali Natsuki cercherà tragicamente di sfuggire.
I miei non lo sapevano, ma ero una maghetta con tanto di poteri magici. Avevo trovato Pyūt al supermercato vicino alla stazione quando avevo sei anni, appena iniziata la scuola elementare. […] Veniva dal pianeta Pohapipinpobopia. La Polizia Magica aveva scoperto che la Terra stava per fronteggiare una grande crisi e lo aveva inviato in missione per salvare il pianeta. E da allora avevo cominciato a usare i poteri speciali di cui mi aveva donata per proteggere la Terra. (Capitolo primo, p.12)
Una premessa piuttosto surreale quella de I Terrestri (2021), romanzo di Murata Sayaka pubblicato nel 2018 in Giappone con il titolo Chikyūseijin 地球星人 e portato in Italia da Edizioni E/O alla fine del 2021, nella traduzione di Gianluca Coci.
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Quello che rende davvero unico questo romanzo, oltre alla vicenda in sé, è il modo di descrivere gli eventi caratteristico di Murata Sayaka. La scrittrice riesce a sviscerare ogni singolo avvenimento che sceglie di raccontare, rendendo affascinante una storia che, comunque, non spicca affatto per creatività e complessità della trama. Il suo talento emerge specialmente nelle scene che raccontano gli eventi più trasgressivi per la norma sociale, perché vengono descritti dal punto di vista dei personaggi in modo talmente innocente e ingenuo da risultare quasi disgustosi. Ma è una sensazione agrodolce, che tiene il lettore morbosamente attaccato al libro, desideroso di capire fin dove si può spingere la narrazione.
I Terrestri è un’opera pregna di fantasia e di immaginazione, ma anche di realismo, riflessione e critica sociale. Si tratta forse di un unicum per come riesce a mescolare questi ingredienti così diversi fra loro in una narrazione comunque semplice e piuttosto lineare. Una storia che continua sia a coinvolgere che ad allontanare emotivamente il lettore, alternando riflessioni condivisibili e applicabili alla nostra vita quotidiana ad azioni che se ne allontanano talmente da indurci a mettere in discussione lo status quo in cui ci muoviamo ogni giorno. Più che un romanzo, per il lettore questa è un’esperienza, del tipo che difficilmente riuscirà a dimenticare in fretta».