«Siamo tutti diversamente abili, la vita ci leva pezzi, fa come le pare. A noi sta soccombere, che per carità pure è lecito, oppure aggiustarci con quello che rimane. Ho compensato i dubbi con l'autenticità dell' inventio di Blanca. Anche da lettrice mi appassiona tale ricerca, che coincide con l'originalità: mi tiene legata alle pagine il retroscena della verità potente e soggettiva, pure quella più scabrosa. Mi ha quindi accompagnata la considerazione che non ho mai imbrogliato raccontando di Blanca, anche perché lei non me lo avrebbe permesso, se non altro per coerenza narrativa. Preciso che la costruzione del personaggio è comunque di chi lo racconta. Non credo alla trascendenza dei personaggi rispetto alla volontà narrativa. Frasi tipo «i personaggi si presentano da soli, scrivendo ho solo ubbidito al personaggio» non fanno per me. Però capita l'ingovernabilità e con Blanca mi è successo: l'ingovernabilità del ricordo ritenuto dimenticato che invece riaffiora grazie alla parola scritta, il rapporto con il tempo che si imbizzarrisce e assume una cronologia privata, la denuncia di sé velata dalla fantasia e perciò confessabile».
