(...) Credo che, come succede per le traduzioni, anche le trasposizioni televisive troppo pedisseque rischiano di allontanare il senso cercato nei romanzi.
Con Blanca, e non solo con lei ma con tutti i miei personaggi di romanzi, fumetti, noir, testi teatrali, cerco di raccontare il limite che può diventare addirittura risorsa: certo, con fatica e non in maniera consolatoria. Cerco di dire lo sberleffo verso l’autocommiserazione, la speranza che non c’è e che non smettiamo di cercare con un esercizio solo in apparenza assurdo, anche quando le circostanze ci fanno perdere il futuro.
Questo sentire accompagna la Blanca televisiva. Gli immaginari degli sceneggiatori in primis, del regista, degli attori, di chi ha creato le musiche – insomma delle persone che hanno lavorato alla serie – hanno rivoluzionato tutto, ma non l’inventio della storia iniziale. (...)