Sono tre lezioni, sulla lettura e la scrittura, e una quarta lezione su Dante (e Beatrice). Lezioni scritte per essere lette in pubblico (le prime tre da Manuela Mandracchia, a Bologna, la quarta dalla studiosa e critica Tiziana de Rogatis). Lezioni con la voce, quindi, in cui la sostanza è proprio la costruzione, la ricerca, l’ascolto e l’imporsi di una voce letteraria. La voce di Elena Ferrante, insieme alla voce di tutti i suoi personaggi. Non solo Lila e Lenù, naturalmente, ma ogni donna che nei romanzi ha preso la parola e ha detto: io. Ha urlato, è stata feroce, brutta, volgare, bugiarda, invidiosa, disperata. C’è una scrittura, e poi c’è l’altra scrittura. “La sua sede è, come la prima, lì, nel cervello, nient’altro che neuroni. Quando scrivo la sento, tuttavia non so comandarle”. (...)