C'è potente e forte intensità corporea in questo bel romanzo di Massimo Cuomo. Una narrazione fondata su ritratti di persone che abitano i piani comunicanti di un palazzo di Mestre, Storia e storie di ritmo sostenuto e avvincente, che si mescolano l'un l'latra in una quantità di scale, cibi e liquidi materiali e allegorici. La parola forse più ricorrente è «sangue»: sangue che fa male, che dà piacere, che sgorga dalla carne, che crea opere d'arte, che si intreccia inestricabilmente con i rapporti sessuali. «La vita, per distillare dolcezza, vuole ferirsi, sanguinare».
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