Con un romanzo commovente che ci costringe a interrogarci sulla nostra capacità di distogliere lo sguardo di fronte all’orrore, la scrittrice neozelandese Catherine Chidgey dimostra che esistono ancora modi originali per raccontare l’Olocausto attraverso la letteratura. Nel suo nuovo Vicinanza distante (e/o, pagine 464, euro 18,00; traduzione di Silvia Castoldi) Chidgey utilizza tre narrazioni in prima persona per raccontare la storia di altrettanti personaggi i cui destini si intrecciano.
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Ricco di descrizioni dettagliate sul campo di concentramento, sulla cultura tedesca e sulla macchina di sterminio nazista, Vicinanza distante è un racconto potente che rivela i due volti opposti dell’umanità e fa riflettere su quella macchina disumanizzante che accecò a lungo anche la gente comune.