La critica autorevole la colloca tra i migliori contemporanei della tradizione del romanzo classico britannico. Karen Power nel suo ultimo “Il fiume dentro di noi” (E/O Edizioni – 267 pp. Euro 18) dimostra di farne parte scrivendo una storia, ambientata in una cittadina dello Yorkshire nel 1955, fatta di misteri e condita di sospetti mentre le certezze conservatrici si vanno sgretolando nella Gran Bretagna post-bellica coi suoi traumi ancor non del tutto sopiti della seconda guerra mondiale e con la nascita di quello spirito che anela verso una nuova libertà. Questo il preludio necessario per intendere “un fiume”, anche metaforico, che scorre minaccioso e quando fa riemergere il cadavere del giovane Danny Masters ha inizio un lungo racconto, un coro di personaggi entreranno in scena. Il vero perno del romanzo è un certo declino dei cambiamenti economici e sociali. Non vi sono apparenti speranze a cambiare il sistema delle “caste”: la vecchia Inghilterra dei privilegi. Alexander, figlio di Lady Venetia Richmond, vedova e troppo impegnata a tenere insieme il “mal loppo” di famiglia, è uno dei ragazzi che ha scoperto il cadavere del fiume. Gli altri due sono Lenny Fairweaather che sogna di scappare da un padre iperprotettivo, e Tom. Tanti segreti, complicazioni e, il Fiume; un corpo nell’acqua: “Non aveva paura del fiume – le dita dei morti che ti afferrano sotto la superficie erano solo fantasie infantili... L’acqua era nera, orribile, furiosa e se fosse dipeso da lei non sarebbe andata a cercarla, però non era possibile sbarazzarsene... la via per risalire... bisognava escogitare un modo...” Il simbolo e la metafora del fiume: qualcosa di oscuro che scorre tra l’essere umano e il sociale stesso, ma anche resistenza alle avversità; innescare cambiamenti, a tutti i costi, coi rischi che comportano. Questa storia porta a una morale che prevede necessariamente l’etica e la responsabilità del pensiero. Così nascono le lotte verso la possibile libertà contro l’arroganza dei poteri più o meno occulti. I dialoghi nel romanzo sono ben trattati, degni di una certa lode.