(...) Tiraboschi ci conduce tra le pieghe di una Venezia antica, misteriosa e bellissima ma anche maltrattata e allo sbando, e ci spinge a guardare al di là delle apparenze imposte dai ruoli sociali: dietro le bende che fasciano il volto e il corpo della badessa c’è una donna che lotta per soffocare ipropri sentimenti, così come l’anima della devota Persede era dilaniata da due impulsi apparentemente contrastanti; ma poi, perché? Può un amore essere giusto e un altro, altrettanto puro e sincero, sbagliato?
Un giallo storico ricco di colpi di scena, dal finale ad effetto; inizialmente l’uso del dialetto mi ha messa in crisi ‒ scusate, ma con tutta la buona volontà, una siciliana che legge in veneto a primo impatto è come se prendesse una botta in fronte, però mi rendo conto che lo stesso potrebbe dire un veneto leggendo Camilleri ‒ ma alla fine non è così ricorrente da rendere impossibile la comprensione, anzi, l’ho apprezzato nella misura in cui dona colore alla scena, così come risultano efficaci i vari termini arcaici che caratterizzano il periodo storico e la descrizione della Venezia dell’epoca, uno su tutti, il brolo su cui sarebbe poi sorta piazza San Marco.
Il rospo ce lo portiamo dietro fine all’ultima pagina e che ci sia o meno lo zampino del demonio sarà il dubbio che ci accompagnerà anche dopo aver chiuso il libro.