Il rospo e la badessa. Il titolo mi ha subito affascinato. La contrapposizione tra un essere oscuro e laido e una figura portatrice di intelligenza e coraggio. La storia è giocata magistralmente in una Venezia già potente durante un passaggio cruciale dell’organizzazione del suo governo dove si muovono figure femminili, vittime ed eroine, che passo dopo passo conducono alla comprensione di una morte che sembrava solo opera del demonio.
Le figure femminili nell’alto medioevo: un bel tema da affrontare per un romanziere. Chi sono, cosa fanno, che ruolo hanno le donne nell’anno mille e in particolare a Venezia. Quando mi sono avventurato alla ricerca di protagonisti femminili ho capito che il percorso sarebbe stato arduo. Nei documenti, negli annali, nelle storie, si parla molto poco di donne, se non in casi particolari. A questi mi sono aggrappato fin dai primi romanzi: nella Pietra per gli occhi una figura centrale era una schiava, Kallis; ne La bottega dello speziale una magister medicarum, una donna medico, Abella; in L’Angelo del mare fangoso la moglie di un mercante, Magdalena; e infine nel Rospo e la badessa una badessa appunto, Sicara Caroso, nome reale della badessa di San Lorenzo nel 1172, e tutto il suo seguito di monache.
Il mondo femminile raccontato nel medioevo era questo: streghe, mogli, religiose. Queste ultime forse quelle con più spazio nei documenti perché al centro di una rete di potere che faceva riferimento alle famiglie più potenti e rinomate di Venezia. Di loro si parla perché la nomina di una badessa era un affare di stato. Almeno fino al 1200 godevano di una certa libertà, perché i conventi che guidavano, soprattutto nella laguna nord, si trovavano all’incrocio di rotte economicamente importanti che congiungevano la terra ferma alla laguna.
Così la nostra Sicara che io ho immaginato, tormentata da pulsioni contrastanti, anche sentimentalmente, lotta contro il potere, decisa a scoprire la verità sulla morte oscura di una giovane monaca, membro di nobile famiglia. E la lotta è altrettanto ardua quando si trova a combattere con i tormenti della sua anima, alla ricerca di un’altra verità, più alta, più assoluta, che ha a che fare con la fede, con la presenza mai veramente accettata del demonio, incarnato nel romanzo da un animale ripugnante e invadente: il rospo.
Pur essendo dei romanzi, anzi, dei noir l’ambientazione storica di ogni singolo libro è accurata. È evidente la ricerca fatta alla base della narrazione sia nella descrizione dei personaggi e dei loro comportamenti sia del contesto naturalistico, abitativo, economico e di organizzazione della città. Non facile per un periodo della Serenissima comunemente così poco narrato.
Penetrare nell’universo della Venezia medioevale è stato arduo e affascinante. Un viaggio lungo e complesso fatto di ricerche interminabili durate due anni e mai interrotte perché ogni nuovo romanzo pone nuove domande e quindi nuove esplorazioni. La costruzione dei primi romanzi mi ha obbligato a scandagliare oltre alla vita quotidiana del medioevo in generale, tutto ciò che rende unico e particolare l’universo veneziano. In questo percorso mi hanno aiutato i testi fondamentali di Jacques Le Goff sul medioevo, poi su Venezia in particolare tutto Wladimiro Dorigo, Molmenti, Martin da Canal e tanti altri.
Si è aggiunto poi il mondo dei fiolari, dei vetrai, e degli amanuensi, quindi quello degli speziali, poi i mercanti, e infine quello religioso dei monasteri, soprattutto nella laguna nord, a Torcello, ad Ammurianum, a San Giacomo in paludo. E centrale nel Rospo e la badessa lo studio della politica, della costruzione della Repubblica veneziana, che attraversa in quel 1172, uno snodo cruciale di importanti cambiamenti. Dall’elezione diretta del Doge per acclamazione, come era avvenuto per secoli, a una forma di elezione più rappresentativa, delegata a un gruppo più ristretto di cittadini. Un percorso democratico che durerà anni a Venezia, con formule molto elaborate che miravano però a evitare che il potere si accentrasse troppo nelle mani di uno solo. Da queste ricerche lunghe e complesse e dal bagaglio accumulato negli anni, è nata con l’editore l’idea di creare un podcast nel quale raccontare le origini della città, il suo sviluppo, le caratteristiche così particolari della vita veneziana. S’intitola Venezia anno 1000, sono otto puntate, e se il tema vi incuriosisce, potete trovarlo sui principali canali podcast: Apple, Spotify, Amazon, Google.