Venezia, anzi "Venetia" sembra il luogo perfetto per inscenare intrighi. Una città sospesa sull'acqua, alle porte dell'oriente, come un sogno di bellezza realizzato da mani sovrumane. È la città di cui Roberto Tiraboschi ha già narrato le origini nella trilogia iniziata con La pietra per gli occhi, dove l'arte dei vetrai veneziani è in primo piano. Venetia, un agglomerato di casupole e palazzi nobiliari circondati da prati fangosi dove brucano animali, non è ancora lo splendido gioiello che conosciamo. Ma ha già grandi la ricchezza che deriva dai commerci, la particolare posizione e, come conseguenza inevitabili, le spietate lotte per conquistarne il dominio. Nel nuovo romanzo, Il rospo e la badessa, Tiraboschi sceglie i mesi che vanno dalla tarda primavera all'autunno 1172, quando la flotta veneziana subisce una rovinosa sconfitta nella guerra con Costantinopoli, e le poche galee superstiti portano ai già provati cittadini una terribile pestilenza. È un momento drammatico per la potente città lagunare, al punto che una rivolta popolare, spontanea in apparenza, porta all'assassinio del doge. Venezia resta senza guida, in balia dei giochi di potere dei nobili e dei ricchi. (...)