“Noi.
Unici e inscindibili
Lucidi
Complici.
Avevamo vissuto il mondo rivoltandolo a modo nostro.”
Parole incandescenti tratteggiano un amore totale, appassionato, completo.
Alla morte del marito Angelita perde la certezza di quel “due” sul quale ha costruito l’esistenza.
Una bufera entra e spazza via le gestualità, le parole, le abitudini.
“Non esiste alcun vocabolo in grado di smussare la violenza della parola morte.”
I ricordi diventano compagni ingombranti perchè occupano ogni spazio fisico e mentale.
I luoghi sono sacrari di una intimità perduta.
Il tempo ha i contorni dilatati.
Il Settantasette e le lotte, l’entusiasmo, l’ottimismo di chi vuole cambiare il mondo.
“Zingari felici.
Sì, eravamo zingari felici, perchè padroni della strada.
Della nostra libertà estremizzata nel pianto dei lacrimogeni.”
“La combattente”, pubblicato da Edizioni e/o, con competenza e ardore racconta una fase storica.
Non tralascia gli errori e le follie, gli eccessi che portarono alla lotta armata.
Individua attraverso una digressione narrativa le connessioni tra militanti italiani e francesi, riunisce eventi tragici con un’elaborazione graduale e dolorosa.
La nostra protagonista si trova ad indagare sui segreti del suo amato e le scoperte sono lancinanti verità.
Scoperchiano un passato che è stato volutamente rimosso.
Mi piace pensare che Stefania Nardini, attraverso il romanzo, voglia far saltare quel muro di silenzio che ha incatenato le motivazioni storiche e politiche di quella fase.
Ha il coraggio con una scrittura netta di affrontare la Storia senza pregiudizi ideologici.
Non si sottrae ad un’analisi impietosa dei reduci che non saranno mai eroi.
Di una generazione che ha creduto, sognato, lottato.
Non è casuale la scelta di Marsiglia come ultima tappa di un viaggio necessario.
Città che sa stregare e sa concedersi.
Luogo della rinascita o forse semplicemente spazio di pace.