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Tutto il mondo ci guarda: il nuovo ponte Morandi s’ha da fare, “Mai mulà”

Autore: Gianni Biondillo
Testata: TuttoLibri - La Stampa
Data: 3 luglio 2021

(...) Il cantiere di Berto assume sempre più una forma assai curiosa di romanzo: Carlo Piano non è solo un omonimo di Renzo, il progettista del ponte, è suo figlio. E dobbiamo davvero riconoscergli un coraggio da temerario, lui figlio dell’architetto-che-il-mondo-ci-invidia (come descritto ironicamente nel libro), a voler raccontare l’evolvere quotidiano di quello che è stato il cantiere più osservato della nazione, non solo un’infrastruttura necessaria al territorio, ma un vero e proprio simbolo di redenzione nazionale.

(...) Questo pudore nella scrittura, questa tonalità incantata, fa di Il cantiere di Berto una sorta di illuministica fiaba moraleggiante. Ai mille e più lavoratori e professionisti (debitamente elencati) che hanno seguito il cantiere ne andrebbe aggiunto uno: il narratore apotropaico. Ché nessuno mi toglie dalla testa che Piano scriveva questo romanzo mentre vedeva crescere il ponte San Giorgio, e scrivere in fondo, elevare questo peana, è stato il modo benaugurante di ingraziarsi gli dei dell’edilizia e della buona sorte. L’architetto con la barba, quello che il mondo ci invidia, appare ogni tanto nel racconto, e quello che più sembra preoccuparlo è che nessuno si faccia male. Le morti nei cantieri sono una orribile disgrazia, le morti in questo cantiere, nato da una tragedia, sarebbero state una maledizione indelebile. Festina tarde: correre ma senza fretta. Lasciando ai politici le date, ogni volta differenti, di inaugurazione, dove mostrarsi a tagliare il nastro, e permettendo ai lavoratori di perpetrare il rito magico, antico ed eterno, di collegare due sponde, di tenere nuovamente unita la nazione. Ma, più in piccolo (e non meno importante), di ridare a Genova il ponte che si merita. Perché, a ben vedere, questo romanzo è soprattutto una dichiarazione d’amore per la genovesità. Quella malmostosa, quella del mugugno, quella ombrosa, eppure indefessa, generosa, ironica, umana. Quegli operai, che venivano dallo Sri Lanka o dal Maghreb, dalla Sicilia o dalle Dolomiti, sono stati tutti genovesi durante i mesi dell’impresa. Orgogliosamente.