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Valérie Perrin: “I ragazzi sono disorientati, vanno ascoltati e aiutati. La scuola può fare molto ma è la famiglia a salvarli, qualunque essa sia”

Autore: Giuseppe Fantasia
Testata: Huffington Post
Data: 28 giugno 2021
URL: https://www.huffingtonpost.it/entry/valerie-perrin-i-ragazzi-sono-disorientati-vanno-ascoltati-e-aiutati-la-scuola-puo-fare-molto-ma-e-la-famiglia-a-salvarli-qualunque-essa-sia_it_60d9a039e4b06c8105d80a00

Durante il primo lockdown, tra tanti morti e incertezze, c’è stato un libro “terapeutico” più di altri che soltanto da noi è rimasto in classifica (e lo è ancora) per quasi 100 settimane, vendendo più di 700mila copie. Stiamo parlando di “Cambiare l’acqua ai fiori” (e/o edizioni), bestseller della scrittrice e fotografa francese Valérie Perrin, uno di quelli che ti conquista perché va oltre le apparenze, facendoti concentrare sulla non comune benevolenza della protagonista, Violette Toussaint, una donna che si preoccupa di riparare i viventi senza mai dimenticare i morti, la guardiana di un cimitero di una cittadina della Borgogna che diventa il simbolo di un universale che attrae e conquista. “La pressione che ho avuta addosso è stata enorme – ci spiega l’autrice – ma di colpo ho chiesto alla mia Violette di farsi da parte e di lasciare spazio a tre amici”.

Così è nato “Tre”, il suo nuovo libro che la casa editrice e/o manda in libreria da oggi sempre nella traduzione di Alberto Bracci Testasecca. Voluminoso come l’altro (621 pagine), è ambientato tra gli anni ’80 e i primi venti del 2000, un periodo in cui il passato e il presente di Nina, Étienne e Adrien – i tre protagonisti – vanno a fondersi e a confondersi tra ricordi, dolori, gioie, abbandoni, insidie della vita di coppia e violenze sulle donne, identità di genere e malattie, sentimenti persi e ritrovati e coraggio, senza tralasciare l’importanza e la difficoltà delle storie d’amore che una come la Perrin – ci spiega mentre noi siamo in collegamento su una canoa tra le bellezze del Parco Naturale di Porto Conte della Rete Metropolitana del Nord Sardegna e lei a Parigi - ama costruire “come un poliziesco”. Il titolo? “È stata una scelta simbolica – precisa lei che si divide tra Parigi, la Borgogna (è nata a Gueugnon) e la Normandia – perché questo è il mio terzo romanzo (il primo che ha scritto si intitola “Il quaderno dell’amore perduto”, edizioni Nord, ndr), è la storia di tre amici e il titolo di un album degli Indochine”.

Visto il successo travolgente dell’altro libro, quando e come ha fatto a pensare e a scrivere questo?

È accaduto tutto molto velocemente. Violette e “Cambiare l’acqua ai fiori” erano lì, ma la vita, come si sa, è andata avanti e non potevo certo fermarmi. Dopo aver letto il libro di Philippe Besson, “Non mentirmi”, ho capito che avevo bisogno di parlare di adolescenza e di amore tra gli adolescenti mettendoci tutto quello che accade, le cosiddette prime volte, dal primo tiro della sigaretta al primo bacio, dalla prima ubriacatura alla prima esperienza sessuale che quasi sempre non va come dovrebbe andare, perché non si sa nulla o quasi.

Come vede gli adolescenti e i ragazzi di oggi?

Sono disorientati in generale, perché quelli sono momenti della crescita e tante cose, come dicevo, non si sanno ancora. L’esperienza aiuta in ogni caso, ma l’errore e le conseguenti delusioni sono sempre lì a colpirti, soprattutto in quelle età della vita. La pandemia non li ha certo aiutati, anzi: ha peggiorato soltanto alcune situazioni. Oggi più che mai i ragazzi vanno aiutati, ascoltati, considerati. La scuola può fare molto, ma la famiglia può salvarli. È la base da cui tutto parte e si sviluppa, una presenza che quando c’è, qualunque essa sia, fa la differenza.

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