Nel 1985 esce in Francia il terzo album del gruppo new wave francese di culto Indochine, un lp che si intitola 3 e che diventa un classico della band, una bandiera degli anni Ottanta francesi. Non sembra un titolo molto originale per un terzo disco, a meno che non si ascolti una delle canzoni: è 3ème Sexe, cioè “terzo sesso”, un inno alla libertà sessuale che evoca un’altra eccezione francese, il saggio Le deuxième sexe di Simone de Beauvoir, del 1949, una “storia della donna” che è tra i capisaldi della cultura non solo femminile e femminista.
Ecco perché il titolo del nuovo libro di Valérie Perrin, Tre, non allude soltanto al fatto che questo è il terzo romanzo della scrittrice francese, dopo il clamoroso successo di Cambiare l’acqua ai fiori. C’è un grumo di evocazioni musicali, culturali, di costume (solo evocazioni, un’atmosfera, un clima: nessuna pesantezza citazionista) e un pezzetto di storia francese in quel piccolo Tre: e spunta a poco a poco nelle seicento pagine della storia, emerge sottovoce dalla sfondo, dai “quattro marciapiedi” del paese di provincia in cui tutto accade.
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Su tutto, vince il ritratto di una generazione di giovani che morde il freno all’alba di una veloce modernizzazione, così simile alla generazione dei ragazzi di qui (e di qualsiasi posto). Ma anche la sensazione che non tutta l’innocenza sia perduta, non tutte le canzoni siano finite, né tutti i sogni siano caduti, ma anzi, lunghi i fili misteriosi che ci legano e qualche volta si ingarbugliano, qualcuno si sia avverato.