Una vita insieme e poi, all’improvviso, l’emergere di un segreto risalente agli anni di piombo. Una storia di solitudine e rinascita, fra l’Italia e Marsiglia. Angelita è rimasta da sola nella grande casa di famiglia. Fabrizio, suo compagno di vita da trent’anni, se ne è andato via divorato da un cancro. Ora sulla sua carta di identità è scritto “stato libero”. Si definisce così, con queste due discutibili parole, la vedovanza. Scrittrice, ex giornalista, in età matura Angelita è travolta da un’opprimente solitudine. L’impatto con la realtà è violento, privo di certezze. Il mondo, questo nuovo mondo, in cui arranca, non le appartiene. Disperata, si aggrappa a brandelli di lucidità che diventano incubi. La sua storia con Fabrizio si trasforma nella crudeltà di un ricordo che si va sfumando come un ritratto in seppia. Ma in quel presente accade qualcosa, una scoperta oltre la quale cova un mistero. Angelita cerca la verità. E indaga ripercorrendo a ritroso gli anni Settanta, un viaggio in cui dovrà riesumare fatti, personaggi e atmosfere di un’epoca con i quali neanche la grande Storia ha fatto ancora i conti. Molotov, sogni, ideali, fughe per sfuggire al vecchio mondo. È lì che si annida l’antico dolore di Fabrizio. Un dolore blindato e inconfessabile che lo ha accompagnato fino alla morte. Tra le macerie dei fallimenti Angelita troverà la verità. Quella verità che le darà la forza di essere sé stessa. E di rinascere. “La combattente” (edizioni e/o) di Stefania Nardini non è solo la storia di una donna che fa i conti con un mistero legato al passato, ma è anche la storia di una donna sola. Non è una separata, una divorziata, una single, ma una vedova. Una parola che riporta a immagini ancestrali di abiti neri, quelli del lutto, indossati per anni, a volte per sempre. Parola oltre la quale si annida una condizione difficile, non solo sul piano emotivo-esistenziale, ma anche pratico.