(...) È cercando tra i suoi ricordi della giovinezza che Angelita riapre il sipario sugli anni Settanta, e inevitabilmente invita ad un viaggio generazionale, mai abbastanza indagato: ripercorre una stagione di speranze e coraggio, di piombo, molotov e voglia di fuga dal vecchio mondo.
Lei è la protagonista del romanzo di Stefania Nardini “La combattente” (edizioni
e/o; 16 euro; pagine 160) e la sua è la storia della scoperta di un segreto che cambia il passato, e quindi anche il presente. Quando pensiamo di sapere tutto di noi, e di chi ci circonda, e di avere i punti chiave sui quali puntellare
la nostra storia, scoprire una nuova verità diventa sempre l’inizio di una rivoluzione. È il momento allora di capire come e quando abbiamo perso il senso di quello che ci accadeva intorno e perché chi avrebbe dovuto condividerla con noi ha invece portato con sé un’indefinibile verità segreta via per sempre.
È così che la protagonista di queste pagine diventa una “combattente” e si ritrova ad andare a caccia di tracce nel passato, recuperando volti e fatti da un tempo sepolto in cui troneggiavano nuovi ideali in una realtà antica contro cui scontrarsi. Negli anni Settanta infatti trova casa l’antico dolore di Fabrizio, l’altra metà di Angelita, andato via inghiottito dal cancro portandosi dietro
qualcosa di inconfessabile che lei cercherà di scoprire.
È una storia di solitudine quella di Angelita, scrittrice ed ex giornalista in età matura, intanto per lo stato di vedovanza, che è una condizione non scelta e che spesso travolge le donne non più giovani che non hanno ancora smesso di credere nella voglia di vivere, ma hanno a lungo sognato in due come fosse per sempre.
Il romanzo indugia su questa condizione e l’autrice giornalista e scrittrice romana che vive tra Marsiglia e l’Italia (stessi luoghi della storia del libro) dimostra l’assenza di riconoscimento sociale di questa condizione seppur diffusissima.
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