Sola in una grande casa vuota, priva dell’amore di tutta una vita, Fabrizio, che un cancro crudele è inesorabile le ha strappato dalle braccia troppo presto, perché si sa, anche quando è tardi, troppo tardi, è sempre presto, se lui se ne va, Angelita è preda del dolore, che sordo, cieco, muto, deflagrante, vigliacco, meschino, la schiaffeggia a tradimento, di continuo, come un’onda che le sferza i polpacci e le cancella via la sabbia da sotto i piedi: non le resta, brancolante nel delirio, che aggrapparsi con tutte le sue forze ai ricordi. Le rimembranze, però, hanno un sapore crudele, e il passato la fa ripiombare in un tempo remoto, costringendola a guardare in faccia una realtà sopita, soffocata, nascosta, che ha condizionato tutta la sua esistenza e quella dell’uomo che lei, scrittrice ed ex giornalista che dinnanzi alla pena si trova senza parole, ha amato e ama più di sé, persino, quasi, irragionevolmente. Intenso, maestoso, dirompente.