«Levi ha una mano sapiente, tesse le parole una a una e poi disfa la trama, confonde i ruoli, sostituisce i buoni con i cattivi. Anzi no, i cattivi sono bene in vista, non ci si può sbagliare. Piuttosto sono loro, i buoni, gli offesi e i perseguitati d'allora a portare il peso dell'incertezza.
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Molto intimo, ben calibrato, il libro ha il ritmo di certe novelle antiche, che dovrebbero servire a ingannare il tempo e che, invece, lo svelano, lo mettono in mostra».