fatti sono narrati seguendo la legge dell’immediatezza e dell’autenticità. Sì, perché l’autore intinge la penna nell’inchiostro della spietatezza: si mette a nudo e svela le proprie paure, ma non quella di inquinare il suo passato di scrittore di successo. Il fil rouge è la lucidità con cui si tuffa senza esitare nell’introspezione. Nel mondo analizzato con il coraggio dell’entomologo, Schmitt estrae dal suo magma doloroso episodi e periodi di felicità. Dopo aver goduto della presenza di una madre cultrice di arte e di letteratura, lo scrittore grida la propria verità: «Io non sono solo carne della sua carne, sono mente della sua mente». E il padre? Con lui ha avuto rapporti conflittuali. Ciò malgrado avverte fortemente la necessità di riconquistare il gusto per la vita. Immaginare un rapporto edipico, latente o no, spetta solo al lettore.