“Massimo Cuomo propone una profonda esplorazione dei concetti di spazio-casa e spazio-vita.
Lotte, sangue, piccole grandi battaglie, segreti, paure, ferite si nascondono dentro gli oggetti, negli interstizi delle stanze abitate. Sui muri vengono assorbiti i ricordi. Sulle porte rimbalzano le grida e i silenzi. Non solo umani in questo condominio: ci sono anche famiglie di animali che coabitano con loro in un intrico di emozioni:
Sono le emozioni degli esseri umani a lasciare segni impressi sulle cose: oggetti, mobili, muri, luoghi che li osservano in silenzio vivere e morire. (p.80)
Noi stiamo nelle case e le case stanno in noi, ci definiscono, mentre cerchiamo l'intimità, scacciamo la paura, ci trinceriamo nella diffidenza.
Il libro è scritto in una prosa copiosa, fluviale direi, senza sosta come la vita che non lascia sosta.
Mi sembra fosse il modo migliore - forse l'unico - per scrivere una storia come questa.
Non è un romanzo conciliante, non racconta mai la casa come fanno le pubblicità televisive, come nido pulito e brillante, luogo di protezione o di perenne festa. Ne racconta l'anima nera, quella che fa male”.