Tutto ciò che è sulla terra morirà non è soltanto un thriller, ma mescola sapientemente elementi del romanzo d’avventura, con altri tipici del genere storico e li amalgama con un risultato finale che rasenta la perfezione già dalla prefazione, in cui scopriamo sorpresi che il romanzo non è inedito ma che è stato scritto e pubblicato sotto pseudonimo e con un titolo diverso già diversi anni fa. Nelle intenzioni dell’autore c’era quella di essere letto e apprezzato per il contenuto e non per il suo nome. Ma la cosa sorprendente è che tutto quello che troverete nel libro è assolutamente vero e documentabile, quindi se mentre leggerete penserete che l’autore si sia lasciato trascinare dalla sua fantasia galoppante, sappiate che potrete facilmente riscontrare ogni sua affermazione, ogni citazione e ogni luogo descritto. E fidatevi, volterete l’ultima pagina credendo perfino all’esistenza degli unicorni. Gli stessi unicorni che a quanto pare Noè aveva escluso quando aveva costruito la sua arca e salvato all’interno tutte le specie animali dal temibile Diluvio universale. Curioso perfino come il noto episodio biblico sia presente in tutti i credi religiosi del mondo, in tutte le religioni monoteiste e che solo nella Bibbia cristiana la presunta arca abbia una collocazione geografica ben precisa, e la veda arenata sulle pendici del Monte Ararat, coperta dai ghiacciai eterni.