Sei la mia casa.
Ci sono milioni di frasi e di parole dolci da poter dedicare al proprio amore. Prima di ogni diabete possibile però credo che non esista niente di più profondo che dire a qualcuno: “sei la mia casa”.
L’altro è quel posto in cui siamo al sicuro, dove possiamo essere davvero noi stessi, senza pressioni, pose, trucchi o inganni. Ai cinici e ai delusi riconosco che, a volte, si scambia un castello degli orrori per una dimora, una sala d’attesa per una stanza, un labirinto degli specchi per un’entrata e mille altri luoghi per qualcos’altro.
Il sentimento, la passione e la fiducia mal riposta possono farci indossare lenti deformanti, vero, ma riflettiamo un attimo. Non guardiamo la casa altrui, guardiamo la nostra. Che razza di ospitalità possiamo offrire?
Se la casa è quel luogo che ci protegge, che ci fa sentire a nostro agio è perché è nostra, arredata su misura da noi. Presente il detto vizi privati e pubbliche virtù? Ecco, dietro a una porta chiusa e quattro pareti possiamo essere davvero noi stessi senza – come ho già scritto – pressioni, pose, trucchi o inganni.
Per non essere una brutta copia un po’ sbiadita e molto monotona del Dott. Jekill e Mr. Hyde, consiglio di lasciare sempre l’uscio aperto e via le tendine dalle finestre, così quello che sono dentro posso esserlo anche fuori.
Ma vi immaginate se i luoghi in cui viviamo potessero raccontare chi siamo, cosa pensiamo, cosa facciamo, cosa diciamo…
Massimo Cuomo con il suo Casa è dove fa male, romanzo edito da E/O, ci è riuscito e il condominio racconta le vite che scorrono al suo interno.
Dalla quarta di copertina: “Uno sguardo lucido, impietoso, sui sette appartamenti di un palazzo della periferia di Mestre e sulle famiglie, le coppie, sui singoli individui mostrati soltanto per ciò che nascondono oltre pareti e porte chiuse: manie, vizi, debolezze, fragilità, deviazioni e segreti inconfessabili.”
Che dire? Potenza della letteratura che fa parlare anche chi non può e che serve soprattutto non a guardare cosa fa il resto del mondo, ricordiamolo spesso si tratta di personaggi inventati, ma cosa facciamo noi con le nostre piccole virtù e i grandi difetti.
Mi piace leggere, non farei altro, ed è un piacere se oltre a pagine e pagine ben scritte si ha l’opportunità di trovare qualcosa di più efficace, un messaggio che mira dritto al cuore e alla testa.
A noi il compito di indossare elmetto e giubbotto antiproiettile o capire che quelle tendine sulla finestra e la porta chiusa non servono a tenere fuori gli altri, ma a nascondere noi stessi dal resto del mondo.
Un romanzo breve e intenso, di quelli che si inizia quasi per curiosità e ci si ritrova a leggere ovunque nella propria dimora.