Un libro da leggere assolutamente, ma alla svelta perché quella di Bastiano è una storia che non consente indugi. Una storia spietata, che mette di fronte a ciò che più ci ripugna e spaventa: la bestialità dell’uomo, la povertà, la morte. I Cariolanti è un romanzo magnetico, che cattura e mette in agitazione, perché le parole escono dalla carta e si materializzano, diventano una muta di cani randagi alle calcagna del lettore che vorrebbe smettere di leggere, ma ormai è dentro alla macchia e deve stare lì, con Bastiano, correndo più veloce che può. Per questo bisogna spicciarsi, soffermandosi troppo si rischia di essere sbranati da una storia che ringhia e sbava.
Bastiano diventa adulto imparando dalla pedagogia della sopravvivenza, dove anche il gesto più triviale ha il sapore dell’unica scelta per mettersi in salvo. Cariolante di nome e di fatto: rivolta la terra e poi ci seppellisce sotto i suoi misfatti. Ma in fondo lo si può capire, perché è umano, anche se sa di bestia, e poi cosa ti puoi aspettare da una creatura nata di “traverso”?
Leggendo non ho potuto fare a meno di ricordare un appellativo che in una zona dell’Alta Maremma era usato verso i mascalzoni: “Accidenti a quel Sanbastiano!”. Chissà se veniva usato il santo per eludere l’assonante “bastardo” o cosa, fatto sta che i ragazzacci dispettosi e senza scrupoli li chiamavano così. Fra un malestro e l’altro si guadagnavano il titolo di “sambastiano” e il sentore di santità svaniva per sempre.
Non sappiamo se Bastiano Cariolante è cresciuto nel buzzo umido del Monte Calvi o in quello delle Cornate di Gerfalco, fatto sta che quel fetore della sua infanzia ormai centenaria è universale e rappresentativo di un tempo dai risvolti stomachevoli e spietatamente veri, oggi come ieri. Perché le tribolazioni della gente dell’”uno quando ‘un c’era nessuno”, sono ancora vive nella memoria dei vecchi e continuano a esistere in altri luoghi del mondo teatro di conflitti e miseria. Sacha Naspini ti trascina con forza nella macchia, nella guerra e poi ti seppellisce vivo fra le pagine. In certi momenti, l’unica via di scampo sembra aggrapparsi a quella prima persona asfissiante che caratterizza tutto il romanzo: identificarsi col protagonista e le comparse dà la sensazione (illusoria) di avere una parte attiva e poter fare qualcosa per mettersi in salvo.
Il linguaggio de I Cariolanti è ipnotico, madido di muffe, non ci arriva mai il sole. Si potrebbe pensare che Bastiano è un disgraziato all’ennesima potenza per via che è il personaggio di un romanzo, e quindi accentuato dall’espediente della finzione, invece no. E chi ha avuto il coraggio di ascoltare certe storie del tempo della miseria sa bene di cosa sto parlando. Avrà sentito storie di fame placata con minestre di rattone o gatto arrostito. Avrà sentito di gente ammazzata e buttata a concimare l’orto. La storia di Bastiano fa male, talvolta ribrezzo, come solo la realtà può fare, specialmente in tempo di guerra. Si sente l’odore rugginoso del sangue seccato sui morti, l’appiccicume di spermi cattivi, semi spregiosi, si sente il puzzo dell’ignoranza e degli escrementi. Non può non venire in mente il dolore gelido che racconta Ágota Kristóf in Trilogia della città di K, ma vengono in mente anche le storie della Maremma tramandate oralmente. Come di quella sposina che l’ammazzarono gravida prima che tornasse il marito dalla guerra. Dice che “quelli lì erano più indietro della martinicca del carro”; la sciuparono tutti, a turno, per lungo tempo, sicché non si sapeva nemmeno se quel bimbo in pancia era allo stesso tempo anche cognato o nipote della mamma. Poi per cancellare tutto, la impiccarono e la buttarono ai maiali.
Sarà per questo che la storia di Bastiano non mi sembra un eccesso narrativo, come potrebbe sembrare nei momenti più triviali. È la storia della storia. Quella dell’uomo bestiale. Peccato che anche Bastiano per sopravvivere abbia dovuto come prima cosa dimenticare i sentimenti; in alcuni momenti ci prova a innestarli con la sua anima dannata, ma fa più danno che altro.
Non leggerò mai più questo libro. Da tanto che mi si è appiccicato addosso, non ce ne sarà bisogno. E poi sapere che Bastiano ora è al sicuro e che non è solo, mi fa stare tranquilla. Può sembrare un paradosso, ma Bastiano in fondo è un vincente, perché anche se è nato di traverso gli sono andate tutte diritte.