Nella vita di Nina Bouraoui ci sono un prima e un dopo. Un luogo e un altro. Un ricordare e un divenire. Attraverso piccole polaroid che saltano di qua e di là nel tempo e nello spazio, percorre con occhio tenero, emozionato ma al contempo chirurgico una vita da comprendere e analizzare. Posa in qualche modo su di sé lo sguardo del filosofo, perché “tutti gli uomini aspirano per natura al sapere”. Guidata da questo desiderio aristotelico, fa scorrere davanti a noi il film della sua vita. Fotogrammi da dividere tra il Ricordare del tempo algerino, le difficoltà della madre per sempre “roumia”, straniera, e la libertà della natura rigogliosa del Nord Africa. L’accento magrebino da perdere velocemente una volta arrivata a Parigi, per integrarsi e parlare “bene” francese. Ma anche il Divenire la persona che è, tra le serate al Kat insieme alle prime donne a cui sente di appartenere, al sorgere dell’omosessualità per sempre a braccetto con il bisogno di scrivere. Un racconto toccante capace di trasmettere il doppio straniamento di chi è per sempre diviso tra la terra dell’infanzia e quella dell’età adulta, tra la cultura algerina e quella francese, entrambe rappresentate non solo nel suo mondo ma tra le pareti di casa. Una straniera fuori posto da una parte e dall’altra, dentro la sua stessa vita, straziata dal sorgere di un’omosessualità che ha bisogno di tempo per integrarsi appieno in un’unica persona.