Fine Ottocento, Parigi. Nel famoso ospedale psichiatrico della Salpêtrière, diretto dall'illustre dottor Charcot (uno dei maestri di Freud), ogni anno si tiene uno speciale ballo in maschera dove la Parigi-bene può finalmente incontrare le pazienti del manicomio, guardandole ballare al suono dei valzer e delle polka.
Un esperimento sociale prima ancora che psicologico in cui mascherarsi fa cadere le maschere.
Buona parte delle cosiddette alienate, le isteriche trattate con l’ipnosi e via dicendo dal dottor Charcot, sono donne scomode, rifiutate perché le loro famiglie vogliono sbarazzarsene per qualche secondo fine.
Il ballo delle pazze di Victoria Mas è un romanzo corale in cui a “cantare” a squarciagola tutto il proprio dolore e la condizione da ghettizzate sono l’adolescente Louise a cui è capitato qualcosa di terribile così come la bizzarra e anticonformista Eugénie, signorina di buona famiglia allontanata dai suoi perché troppo bizzarra e anticonformista.
Thérèse, la decana delle internate - molto più saggia che pazza - è una specie di madre per le più giovani nonché colei che “dirige l’orchestra” e dà voce a questo affresco corale struggente.
Non manca nemmeno la voce di Geneviève, la capoinfermiera rigida e severa, convinta della superiorità della scienza su tutto.