L’esistenza delle librerie come spazio fisico è diventata, più che altro, una sopravvivenza, e il dibattito che circonda il destino di questi luoghi non ha mai portato a nulla di concreto; le librerie continuano a chiudere e il fatturato di siti come Amazon ad aumentare, perché a comprare in libreria ci andiamo sempre di meno, e anche alle tante che si sono ormai attrezzate con vendita online e consegna a domicilio preferiamo il colosso statunitense, tanto che alcune di queste, come Lello a Porto e Bunkitsu a Tokyo, hanno cominciato a far pagare un biglietto d’ingresso. Librerie come musei, guardare e comprare solo i gadget? In effetti il libro è il primo oggetto simbolo di prestigio culturale, prestigio di cui Amazon si è appropriato cominciando come bookstore online per poter in seguito arrivare a vendere tutto e a poco. Il libro, come culto ed emblema, non ha mai smesso di funzionare. Ma l’avventura del leggere è un’altra cosa, che non ha nulla a che vedere con il classismo che si cela dietro la venerazione di un’icona, ed è difendendo questa avventura che Jorge Carrión difende le librerie. Lo seguiamo nei suoi viaggi in cui intervista scrittrici e bibliotecari, gestori di librerie e amanti della lettura, seguendo le orme delle penne preferite. Librerie del nuovo o dell’usato? Ordine per genere o alfabetico?
Non importa, il punto è che non rinunceremo mai a tutto questo.