Sette appartamenti di un palazzo di Porto Marghera, sette come i vizi capitali; la voce narrante è il condominio stesso, che ascolta, racconta, spettegola, osserva la nostra natura imperfetta. Massimo Cuomo, autore di “Casa è dove fa male” (Edizioni E/O, pagg. 208, 16,50 euro; in libreria da mercoledì 24), ci accompagna in punta di piedi all'interno di un condominio e “dentro” i suoi condòmini. «Mi piaceva l’idea che ogni minuscolo spostamento individuale, per quel gioco di prossimità per cui il soffitto di uno è il pavimento dell’altro, creasse un legame invisibile tra il primo e l’ultimo piano». Con la cadenza ritmica del miglior pettegolezzo condito dalla miglior ironia, il palazzo cede a una natura quasi umana, lasciandosi andare al giudizio su chi lo popola. Ad esempio, al piano terra vivono da 47 anni i coniugi Busetto. Lia trascorre la sua giornata sulla sedia vicino alla porta, accartocciata allo spioncino. Paolino passa le ore sul divano in solitudine, tra televendite e telegiornali. Quando in tv appare una spazzola che fa ricrescere i capelli (e ridesta anche altre zone dormienti del corpo), Paolino sussulta e spera. Lia, infatti, non fa che fissare la vita adiposa della famiglia Chinellato: Gigio e Nena, 267 chili in due, e Anselmo, sedici anni, doppio mento, uno “sguardo pieno di grassi saturi e conservanti”. Al piano superiore Severino Schirru è stato abbandonato dalla moglie. Complessato, schivo, malato di una gelosia incontrollabile, la sua vita si riassume in tre verbi: dormire - mangiare - andare in bagno. Accanto, i Ruzzene, capeggiati dal (molle) marito Alvise e dalla decisissima signora Gianna, che all'ora di cena lenisce l'isolamento di Schirru portandogli pasta al forno e cabernet. Sopra ancora, i rumorosi fidanzati Prampolini, Damiano e Sonia, che per scaldarsi esagerano con l'attività fisica sul materasso. Riscaldamento a zero, addosso guanti e sciarpa, e di sposarsi non se ne parla: almeno metà degli invitati non verserebbe il necessario a pareggiare la spesa. Figli? Sono una voce “l'esborso maggiore” in fondo alla pagina dell'agenda di lui. Persino il micio Rodolfo è vittima del razionamento dei viveri tanto che miagola all'uscio di Tommaso Sbrogio. Questo medico di famiglia ha perso la testa per una sua giovane paziente, Monia: vive in nome di quei pochi minuti in cui lei si aggrappa agli ultimi scampoli di energia di lui. L'ultimo appartamento, il tempio della pulizia, appartiene alle Menegozzo, madre e figlia. La signora Maria è convinta che la felicità non esista e che vivere sia far passare il tempo fino a morire. Quindi occuparsi dell'igiene della casa consuma le ore più velocemente. Teresa (soprav)vive così, e quando si ribella sale sul terrazzo. Ci sono ancora altre vite che scivolano sopra e sotto le vite degli altri: un'indaffarata colonia di ratti. Alla fine, le loro sono le uniche esistenze con uno scopo. E la vera famiglia: tutti per uno e uno per tutti. Al di là dell'eleganza asciutta della scrittura e di quel seducente sollazzo di spiare le vite altrui (per fortuna non è un vizio capitale...), Cuomo centra il bersaglio quando umanizza e fa parlare in prima persona il condominio: la casa, cellula fondamentale della società dopo la famiglia, non è il banale testimone della nostra vita ma esprime l'intimità di noi stessi. Miliardi di micromondi rappresentativi del genere umano. E anche questo palazzo nel suo insieme lo è, un essere umano con pregi e difetti. Morale: ogni palazzo è un romanzo bell'e scritto, basta solleticare la sua anima pettegola.