Costa Smeralda. Agosto 2018. L’ancora innamorato Franco non vedeva la promessa sposa Carla da diciassette anni. La loro figlia quasi 18enne Valentina è dagli zii Gonario e Nevina in Barbagia e lui può ora raccontarle la verità. Vicino alla laurea in legge a Torino, promettente reporter di nera, fidanzato fedele, Francesco Livio Zannargiu subì il ricatto della criminalità organizzata guidata da Marcello Nicotra: aveva fatto una foto di troppo, dovette abbandonare amici donna città progetti, non lo uccidevano e non avrebbero ucciso lei finché non l’avesse anche solo cercata. Scomparve per tutti e, tornato in Sardegna, è divenuto Franco Zanna, paparazzo scontroso e alcolista, solitario e incasinato, con una piaga nello spirito e molto Nero nella testa, affittuario di una catapecchia con veranda a Porto Sabore, piccolo paese sulla costa proprio davanti all’isola di Tavolara. Carla ascolta e gli dà uno schiaffo liberatorio, poi riprendono a fare l’amore con ritrovata sintonia e passione. Lei però ha cresciuto la figlia e maturato una propria vita a Torino, lavoro amicizie relazioni, deve ripartire. Valentina resta, lei ha già recuperato il padre e spera si possa sistemare presto bene tutto. Nicotra sarebbe morto, è vero. Però salutando Carla in aeroporto, Franco intravede lo sgherro più fidato del capo della cosca, presente alle minacce che fecero svoltare la sua esistenza, un assassino di nome Alfio Di Girolamo, detto Il Catanese, freddo veterano di ‘ndrangheta finito dentro e poi, appena tornato a piede libero, scomparso dai radar. Più che paura sente voglia di vendetta, va dalla sua sboccata, affascinante e inflessibile datrice di lavoro Irene Sanna, con la quale un tempo ogni tanto si davano insieme alla pazza gioia alcolica e sessuale, e provano a cercare tracce ufficiali dell’arrivo di Alfio Di Girolamo, senza successo. Rimedia un incarico professionale per la notte dopo, gran festa di Vip, ma accade un furto inatteso e vien fuori qualcos’altro sotto, c’è certamente di mezzo Il Catanese, si continua con un tourbillon di misteri, delitti lontani e vicini, donne splendide e pericolose, soldi e botte da varie parti in autunno e in inverno.
L’architetto doppiatore, ottimo sceneggiatore fumettista fra l’altro di Dylan Dog, Pasquale Ruju (Nuoro, 1962) opera al Nord e resta ancorato ai luoghi belli della natia isola, non solo il mare dell’arcipelago a nord-est, anche la Barbagia, vien proprio voglia di tornarci (è in copertina il disegno dello sguardo assorto e innamorato su Tavolara, vestita di luna e di blu). Siamo al terzo romanzo della serie narrata in prima persona al passato, un’altra storia noir e hard-boiled, con il Nero mescolato alla Vendetta. Il titolo parla delle regole e delle tradizioni del codice barbaricino e fa riferimento (ripreso nell’esergo e di continuo) al volume di Antonio Pagliaru (1922-1969), giurista filosofo educatore, prima tesi su Leopardi e saggi curiosi su Gramsci, che nel 1959 scrisse da libero docente (in vista del concorso da ordinario, poi vinto) uno splendido volume di antropologia giuridica sull’argomento. Franco lo interpreta a modo suo, proporzionato prudente progressivo, forte degli insegnamenti pratici e orali dello zio, il rude cortese latitante Gonario Strangio, che da giovane aveva offerto da bere agli assassini del fratello, prima di piantare a ognuno di loro tre proiettili nel petto. Se ci si vuol vendicare bene, qualcosa inevitabilmente resta in sospeso. Segnalo che la gratitudine, fra maschi di Barbagia, è qualcosa che leggi in un breve sorriso, in un bicchiere di vino offerto al momento giusto, in un’affettuosa spallata. La narrazione è sceneggiata in ben sessanta capitoli, con stile efficace ed essenziale, in alcuni tratti fumettistico (e già visto): scene rapidissime, frasi sincopate, rimandi letterari e fotografici, il punto di vista sensibile e colto del protagonista. Il Divo è internazionale e senza nome, vi si può riconoscere uno qualsiasi dei tanti ora in auge nel mondo. Abbardante, mirto, mojito, whisky, birra o vino in quantità industriali. Nel giorno del diciottesimo compleanno il magnifico pilota omosessuale mette la Carmen di Bizet sul potente impianto di bordo, mentre sfiorano le onde al largo di Molara, bello esserci.