La Salpêtrière è un deposito per tutte quelle che disturbano l’ordine costituito, un manicomio per tutte quelle la cui sensibilità non corriponde alle aspettative, una prigione per donne colpevoli di avere un’opinione “
La storia della Salpêtrière, gruppo ospedaliero nato a Parigi nel 17mo secolo, nasconde luci ed ombre. Le ombre di un repulisti fatto a suo tempo nelle strade della città, per rinchiudervi barboni, ubriaconi, prostitute passando poi a manicomio per alienate, isteriche, donne che andavano contro le convenzioni, il benestare maschile e dell’opinione pubblica in generale.
La storia qui raccontata, quella di Eugénie, Therese, Luise e Geneviève è un simbolo, di ribellione al volere altrui, di crudeltà innocente e razzismo.
I ricercatori come Charcot e Babinski che in quello stabile ambivano alla fama per aver trovato il Santo Graal delle cure, in effetti fecero progressi nella cura delle malattie neurologiche, ricorrendo soprattutto all’ipnosi ( tuttora la cattedra Charcot ha notevole prestigio) e condizionando gli studi di un allora giovane Freud.
Tutto molto lodevole, ma a spese di chi?
Esseri umani rosicchiati dai topi, donne esposte al pubblico ludibrio, alla voyeuristica borghesia che bramava spettacoli con protagoniste donne incoscienti, convinte di essere diventate essenziali e famose, senza capire in che modo, sotto quale forma oscura ed egoistica.
Una storia, dunque, che mi ha spinta alla ricerca, che libera e imprigiona, che mette in chiaro i pregiudizi, il timore di un dito puntato e non tiene mai conto dell’anima condannata, violentata ed esposta in un ballo che è solo l’apoteosi di una società non tanto lontana da quella attuale, che gode orgasmica del malessere altrui e siede in comode poltrone a godersi lo spettacolo.