Tre storie che incrociano i loro destini nella capitale ai tempi delle leggi razziali. Un commediografo costretto a vivere nell’ombra, un amore che supera le barriere ideologiche e l’inadeguatezza di una classe dirigente al cospetto di un pericolo imminente: è questo il magistrale affresco storico di Lia Levi.
Nella notte fra il 15 e il 16 ottobre 1943, poco prima dell’alba, gran parte della comunità romana di religione ebraica venne prelevata inerme dalle abitazioni del ghetto, nel quartiere del Portico d’Ottavia. Su ordine del generale Herbert Kappler il gruppo fu inviato dalla Gestapo tedesca, coadiuvata dalle autorità nazi-fasciste italiane, ad Auschwitz. Il rastrellamento avvenne di sabato, un giorno festivo per la comunità ebraica, una scelta strategica da parte dei tedeschi in modo tale da poter cogliere impreparate le vittime. In questa notte di terrore e violenza eclatante agli occhi dell’intera Capitale, circa mille persone indifferentemente per età vennero allontanate dalle loro abitazioni, dalla loro quotidianità divenuta assai complessa negli ultimi tempi: di questi, dopo che i tremendi luoghi di sterminio costellati per tutta l’Europa a lungo celati vennero fuori agli occhi dell’opinione pubblica, solo in sedici ritornarono, testimoni delle più efferate atrocità di cui l’uomo si sia mai macchiato.
Nel romanzo di Lia Levi, Ognuno accanto alla sua notte, il 25 luglio 1943, data storicamente decisiva che precede di qualche mese il terribile rastrellamento di ottobre, è lo spartiacque che segna in maniera profonda le vite dei personaggi e delle loro famiglie. Per gli abitanti della Capitale, così come per tutti gli Italiani, questa data è uno spiraglio di luce nell’oscurità: il fascismo è caduto, Mussolini viene preventivamente arrestato, al suo posto adesso subentra il generale Badoglio. Per la comunità ebraica questo rappresenta un segno di speranza: credono che adesso le Leggi razziali possano essere abrogate e che le loro vite, dopo anni di soprusi, intimidazioni ed imparità, possano tornare alla normalità. La comunità però non è ancora preparata al peggio: l’Italia è ancora alleata della Germania, l’armistizio segretamente firmato non è che una goccia che ha fatto traboccare il vaso: nello stesso mese inizia l’occupazione tedesca della penisola. E così nel clima di catastrofe imminente si fanno spazio le vite dei personaggi che costellano il racconto. Tre storie differenti, alcune traggono spunto da vicende autentiche, altre pongono le loro radici nell’incertezza della leggenda. Storie segnate dalle crudeli imposizioni razziali e da un destino ultimo che è già stato scritto. Giulio Limentani, il protagonista del primo racconto, è un commediografo, un uomo di grande cultura: non è padrone della propria arte, per via delle leggi è costretto a pubblicare i propri scritti all’ombra di un prestanome. Egli è costretto a fare i conti con i propri fantasmi quotidiani: la moglie è gravemente malata ed il pentimento per non aver accettato una proposta di tanti anni prima che consentiva a lui e alla sua famiglia di trasferirsi in Canada è sempre più persistente. La seconda storia appartiene a Ferruccio e Colomba: lei di famiglia ebraica, lui figlio di un importante gerarca fascista. Quella di Ferruccio e Colomba è la storia di un amore che supera e va oltre le barriere ideologiche che sono figlie del pregiudizio e dell’avversione. Il terzo racconto, frutto di una penna sapiente, pone l’attenzione sulla classe dirigente ebraica del tempo. Sembra infatti che all’interno della comunità ebraica il pericolo di un’imminente invasione tedesca e di una conseguente deportazione forzata fosse stato enormemente sottovalutato, soprattutto nell’ottica di una presunta denuncia da parte del Pontefice. In questo ultimo spaccato del romanzo, la Levi prersenta la storia di Graziano, un giovane romano che crede fermamente nelle proprie idee politiche, figlio di Vittorio Sabatello figura di spicco della comunità ebraica romana. Questi, ignorando volutamente il figlio lungimirante, ha creduto fin in fondo che la tempesta non sarebbe occorsa, che in qualche modo il legame millenario tra la comunità ebraica e la grande Roma non potesse essere spezzato da un’invasione imminente, e per tale ragione comprende la vera minaccia solo quando i tedeschi, ormai giunti in città, sequestrano la Biblioteca ebraica, portando via un patrimonio estremamente prezioso. Ognuno accanto alla sua notte è un romanzo immenso, steso con sapiente maestria, che narra un crudele spaccato della nostra storia recente, alternando realtà storica e finzione e dando vita ad un coro di voci che ancora oggi tornano a far sentire la loro voce e a sancire ancora una volta la necessità e la rilevanza della memoria del presente, solcato da risvolti incerti e caratterizzato dall’oscura impossibilità di eradicare totalmente le radici dell’odio. Come ultimo passo lasciamo a voi un piccolo estratto del romanzo che in una giornata così significativa sottolinea ancor di più la necessità della rimembranza:
[…] C’è una sola cosa che vorrei aggiungere. Forse credevamo tutti che si raccontasse di ieri, e invece abbiamo parlato di oggi. La memoria non è un imperativo, un obbligo morale. È il pane di cui continuiamo a nutrirci come sempre. Stesse domande, dubbi, oscurità e sprazzi vivificati.