Una cosa ho capito da qualche tempo, edizioni e/o non porta mai sul mercato italiano libri banali, ogni volta che mi accingo a leggere una loro pubblicazione mi rendo conto della cura che mettono nella scelta e dell’attenzione a ogni dettaglio. Il loro ufficio stampa è unico, le mail che ricevo sono personali, ricercate, sincere e piene di calore. Ogni volta che Giulio mi propone un libro a me vien voglia di leggerlo anche se è lontano anni luce dalla mia comfort zone. Così mi trovo tra le mani dei romanzi che mi mettono alla prova e stimolano la mia mente, mi fanno lasciare da parte tutti i preconcetti che sono radicati in me e mi portano a pormi delle domande. Credo che la lettura sia anche questo, ci sono momenti in cui abbiamo bisogno di sentirci coccolati e altri in cui ci serve un bello scossone. Squali al tempo dei salvatori è stato questo per me, mi ha preso per le spalle e mi ha dato una bella scrollata, facendomi vedere il mondo da un punto di vista che non conoscevo, facendomi immergere in una cultura agli antipodi dalla nostra e mostrandomi che ci sono persone che con poco sanno essere felici mentre altre vivono costantemente alla ricerca di un miglioramento e questo li rende tristi e insoddisfatti.
I capitoli alternano i punti di vista, i nomi non sono il mio forte, devo ammetterlo, e quindi all’inizio ero un tantino smarrita. Conosciamo così tutti i membri della famiglia, mamma, papà e tre figli, che seguiamo dal momento in cui la loro vita subisce un cambiamento che potrebbe avere a che fare con la magia, ma che una volta concluso il libro non vi lascerà nessuna certezza. Non siamo di fronte a un fantasy, l’elemento magico è l’inizio, ma non è centrale, modifica la vita dei protagonisti più come visione di se stessi che del mondo. Mentre la madre e il padre vivono l’evento come una benedizione, i figli lo subiscono quasi come una tortura che li mette di fronte alle difficoltà della vita e fa vedere loro più limiti che possibilità.
Squali al tempo dei salvatori ti mette in contatto con la tradizione popolare hawaiana mescolandola con la magia, ma non fa solo questo perché ciò che ti resta attaccato una volta chiuso il romanzo sono i conflitti tra fratelli. Nainoa, Dean e Kaui lottano a ogni pagina, si avvicinano, si allontanano, smettono quasi di comunicare a un certo punto delle loro vite e l’inizio di tutto sembra riconducibile a quel giorno in cui Nainoa venne salvato da un gruppo di squali. Da quel momento tutto pare ruotare attorno a lui, il salvatore, colui che pare riuscire a guarire le persone. Dean e Kaui iniziano a sentirsi tappezzeria, fanno da sfondo, non sono mai al primo posto per i genitori, peccato che non comprendano la fortuna di poter vivere le proprie vite come meglio credano, senza pressioni, senza obblighi. Dean e Kaui non capiscono la fortuna che hanno e se anche un giorno dovessero capirlo potrebbe essere troppo tardi per tutti loro perché la gelosia e l’invidia sono accecanti, non ti fanno vedere le cose dalla giusta prospettiva, ti mettono in una posizione da cui non sai venire fuori e possono portare a compiere gesti estremi di cui non ti rendi nemmeno conto. Ho sentito la solitudine di Noa, la difficoltà che crescendo ha vissuto e che non è stata compresa, ho sofferto con lui e per lui. Dean e Kaui li ho capiti, ma il loro egoismo mi ha fatto storcere il naso, sono stati molto ingiusti nel credere che Noa volesse accentrare l’attenzione su di sé, non si sono fermati nemmeno un attimo a pensare a cosa stesse vivendo sulla propria pelle e quanto potesse essere difficile essere lui.
Squali al tempo dei salvatori è un romanzo che amerete se avete voglia di conoscere una cultura così lontana dalla nostra e se siete appassionati di romanzi familiari. Ne emergerete con diverse considerazioni, sicuramente arricchiti, e con molta voglia in più di provare a mettervi nei panni degli altri, cosa non semplice, ma salvifica. Provare per credere.