Michael Poore è uno di quegli scrittori che si incontrano un po’ per caso, ma che poi diventa difficile abbandonare, chiedendosi anche come sia stato possibile non notarli prima. Arrivato in Italia con “Reincarnation blues”, Poore “nascondeva” ancora il suo romanzo d’esordio, un romanzo che fa l’effetto di una scossa elettrica: selvaggio, divertente, empio e crudele, colmo di un amore assoluto. È “Parli del diavolo” (E/O, 18 euro), uscito negli Stati Uniti nel 2012 e arrivato in Italia nei mesi scorsi. E davvero, leggendolo, tiferete per il Diavolo.
Intanto come ve lo aspettereste? Potete chiederlo a Memory, splendida giovane cantante senza memoria, Fish e Zach, musicisti che dopo la morte del loro leader pensano di evocarlo al classico incrocio, come insegna Robert Johnson. E lui come arriva? Intanto passava per caso, al volante della Lincoln scoperta su cui è morto Kennedy. E mentre aspetta (dopo aver fatto comparire delle corna, perché capisce che loro si attendevano questo) che compiano le loro richieste, si prepara dei marshmallow su un falò apparso dal nulla. E così i tre, dopo una comparsata folgorante (nel vero senso della parola) a Woodstock, seguiranno le strade che il Diavolo ha preparato per loro.
Ma chi è questo individuo che poi nell’inizio degli anni Duemila conduce un reality show molto discusso e che finisce in ospedale con sei proiettili sparatigli in pancia da un misterioso incappucciato? Lui, che si fa chiamare John Scratch, è il cuore spezzato più antico del mondo: da quando Dio ha creato il tutto, e gli angeli non sono più stati le uniche creature, il Diavolo ha amato la selvaggia lotta della Terra, degli uomini, ma l’altro angelo, Arden, che aveva assunto fattezze femminili per lui, non ha retto tutto questo. Non l’ha fatto alle origini, riscrivendo così il tema della cacciata, non l’ha fatto nello splendore dell’antico Egitto, neppure nelle lotte di Pocahontas.
Già, perché il Diavolo, dopo aver cercato di massacrare e far fuggire i padri pellegrini, ha scoperto che forse quella tenacia di una nazione che voleva nascere era il sogno che faceva per lui, quelli erano gli uomini da accompagnare in un percorso che li rendesse migliori di Dio. Ha combattuto guerre, ha compiuto nefandezze, ha fatto siglare i suoi patti a persone di ogni tipo, si è fatto buggerare da Franklin con un indovinello, ha incontrato Gesù (geniale questo passaggio) senza capirne la natura, ha provato ogni tipo di droga, cucina divinamente il gumbo, è amato dalle mucche, suona un blues rabbioso e più forte della morte. E ha fatto l’America. Non si dice sempre che l’America è il Paese del Diavolo in fondo? e John Scratch fa un po’ venire in mente l’Al Pacino de “L’avvocato del Diavolo” quando dice «io sono l’ultimo umanista». Ecco qual è stata la sua ribellione.