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La Comune diventa noir

Autore: Daria Galateria
Testata: Robinson - La Repubblica
Data: 10 gennaio 2021
URL: https://www.repubblica.it/robinson/2021/01/10/news/la_comune_diventa_noir-281852812/

Hervé Le Corre, tra i più premiati scrittori di noir di Francia, è specialista di serial killer (Il Perfezionista uccideva ragazzini seguendo il tracciato di uno scrittore satanico, Lautréamont). Nel suo ultimo romanzo, L’ombra del fuoco (in uscita da e/o), all’assassinio in serie Le Corre aggiunge, come già Balzac, il personaggio seriale: il criminale perverso “perfezionista” è qui di ritorno. Ma come sempre nella buona letteratura, il crimine vero è altrove, è nella società e nella Storia, che si prodigano in delitti altrettanto splatter del racconto.

Siamo infatti nella “settimana di sangue”, il massacro di 20.000 parigini da parte dell’esercito regolare francese (21-28 maggio 1871) che chiude la Comune di Parigi: il governo a bandiera rossa di settantadue giorni in cui si scrissero, nero su bianco, le leggi del progresso e dell’utopia (stipendi da operaio specializzato a funzionari e politici, magistrati elettivi, istruzione laica e gratuita, guardia nazionale: e tutto con regolari votazioni e i conti in ordine; un reazionario come Edmond de Goncourt si stupiva di vedere, in piena insurrezione, le code ai teatri). Hervé Le Corre ha simpatia per quell’esperienza, è evidente; ma a parte un paio di generali e Elisabeth Dmitrieff, l’aristocratica russa femminista, che compare in un club, tutti i personaggi sono di fantasia.

Le storie sono — semplificando — quattro, ma così intrecciate che la tensione resta inesausta. C’è il gruppo di tre soldati della Comune, il Rosso (un gigante), il prode Nicolas, sergente dei comunardi, e l’adolescente Adrien, garzone di macellaio (coi suoi coltellacci risolve in silenzio molte situazioni di pericolo; poi se li pulisce sulla coscia). C’è il perfido Pujols, l’orco seriale che rifornisce di bambine un fotografo (le foto pornografiche sono alla moda; e con la pace, si spera, torneranno gli affari): alle ragazzine, i lettori possono starne certi, non viene risparmiato nulla. I parenti si rivolgono alla polizia, e cioè a Antoine Roques, un pacifico rilegatore che tiene la pistola con due dita — d’altronde i veri agenti di sicurezza sono scappati a Versailles.

A Versailles infatti si è acquartierato l’esercito regolare e il governo: sconfitta nel 1870 dai Prussiani, con loro la Francia ha firmato — letteralmente in lacrime, nella persona del ministro — una pace infamante, che Parigi ha rifiutato, insorgendo. C’è poi la fidanzata di Nicolas, Caroline, infermiera di notte negli ambulatori improvvisati. È lei a dare il ritmo alla narrazione, perché finisce sotterrata da un bombardamento; il racconto procede a giornate, dal giovedì 18 maggio alla domenica 28, e tutto il romanzo è pervaso da un ticchettìo: riuscirà Caroline, sepolta viva con un secchio d’acqua, a sopravvivere? Se pure la ricercano, in quei giorni di tregenda.

Così imbastito, il romanzo procede con un risentito andamento balzacchiano, mimato anche nei termini (ci sono i tavernieri e le voluttà, gli spasimanti e i vetturini, gli umili e i borghesi; se un giovane è bello, ha i tratti da donna): servito con sapienza e divertimento dalla traduzione di uno scrittore come Alberto Bracci Testasecca. I ritratti sono stampe d’epoca, dai volti pendono vaporosi baffoni bianchi, e i fornelli enormi delle pipe, o inversamente delle “eterne” pipette all’angolo della bocca; e tutti sono irsuti sotto i kepì da Federati (comunardi). Storicamente precisi, giorno dopo giorno e ora su ora, i luoghi degli scontri, con le loro stravaganze: i bombardamenti dei Versagliesi che demoliscono all’inizio le case dei ricchi a Auteuil, o l’artiglieria piazzata sulla pista da ballo di un imbarcadero. Ma Le Corre ovviamente colpisce anche con le armi narrative del secondo millennio.

E per esempio — come Franz Hals, il pittore olandese, riconosceva 27 tipi di nero — Hervé Le Corre distingue, in una città continuamente squassata da esplosioni e dall’artiglieria versagliese, svariate forme di silenzio. C’è il silenzio sospetto da agguato, il silenzio frastornato dal ronzìo nelle orecchie, il silenzio sconosciuto della propria casa devastata, il silenzio schiacciante sotto i detriti di un palazzo crollato. Le Corre non lesina le atrocità sanguinolente e vellica ogni pulsione; assenti, o maschie, le tenerezze. Non c’è bisogno neanche di ideali, c’è l’azione; “All’armi!”, corre per strada un uomo senza kepì, tenendo il fucile davanti a sé con entrambe le mani; “una colonna a Porte de Saint-Cloud!”; brilla una camicia rossa (i garibaldini sono venuti a dare manforte); ci sono le barricate, e si è forse diecimila contro i sessantamila governativi. Il giardino del Luxembourg è una macelleria, si fucilano i comunardi giorno e notte; bisogna, con questa “città che ha un talento unico per la rivoluzione”, riportare l’ordine per i prossimi cinquant’anni.