Di "colloqui di pace" il protagonista di questo romanzo, Edvard Behrends, se ne intende. È un diplomatico che osserva il mondo da un osservatorio privilegiato fatto di comfort e protezioni, anche quando s'imbatte in dossier su atrocità inimmaginabili. L'autore, Tim Finch, parte da una scrittura fin troppo cruda, ma efficace nella forma di lettere che il protagonista rivolge alla moglie. Poi però si addentra nel profondo della psiche, dove i delicati dossier su cui lavora hanno un riverbero inquietante. A prendere decisioni su equilibri fra Stati e terrorismo jihadista c'è un uomo con tutta la sua dignità, con traumi e nodi da sciogliere. Un colpo di scena, per nulla irrealistico e senza invenzioni funamboliche, si staglia al centro della storia, terribilmente attuale.
