Michel Bussi ha creato una storia in grado di insegnare molto ai giovani lettori: il potere della collaborazione, la certezza che solo ciò che non si conosce può far paura, la capacità di adattamento che risiede dentro ognuno di noi e la cura che devono avere del mondo che li circonda.
Ho amato l’ambientazione perché, anche se siamo in un futuro post apocalittico, tutto è perfettamente riconoscibile e questo riesce a far sentire il lettore parte dell’azione. Siamo a Parigi, una Parigi popolata solo da ragazzini di dodici anni che devono cavarsela da soli da diverso tempo, senza una guida, senza adulti pronti a far capire loro cos’è giusto e cosa sbagliato e il perché di ogni cosa.
Abbiamo due gruppi ben distinti: i ragazzi del tepee e i ragazzi del castello. Questi due clan vivono in modi molto differenti, agli antipodi oserei dire. I ragazzi del tepee occupano la Tour Eifell, vivono senza elettricità, non coltivano, vanno a caccia e a pesca e credono che tutto ciò che non sanno spiegarsi sia riconducibile alla magia. Sono selvaggi, quasi preistorici nel loro modo di agire e pensare e vedono i ragazzi del castello come nemici.
I ragazzi del castello vivono nel Louvre, sono stati selezionati accuratamente e conoscono molte cose, seguono ogni giorno diverse lezioni in base alla loro inclinazione, abbiamo chi si occupa della difesa, chi dell’arte e chi della memoria e del sapere. Hanno letti comodi, riscaldamento, elettricità, ogni agio della nostra epoca appartiene loro, ma i dispositivi tecnologici vengono utilizzati solo durante le ore di lezione. Non mangiano animali, coltivano il terreno e vivono rispettando il mondo che li circonda. Nonostante tutto questo anche loro vedono i ragazzi del tepee come nemici.
Sono i ragazzi del tepee a fare la prima mossa avventata. I due capi tribù decidono che è giunto il momento di studiare da vicino il nemico e per farlo mandano in avanscoperta Zyzo. Akan e Mordelia sanno che potrebbe essere pericoloso, ma non si fanno problemi, certi che sia inevitabile perdere qualche vita in questa guerra fredda.
Zyzo non è convinto che sia una buona idea, ma se esiste un capo bisogna sottostare ai suoi ordini e così si avventura nei pressi del castello e, proprio mentre sta spiando il nemico, viene scoperto nel tentativo di salvare la vita a una ragazza che sta per essere schiacciata da una statua. Da quel momento Zyzo diviene loro prigioniero, un prigioniero a cui è permesso seguire le lezioni e relazionarsi con chiunque, tanto da diventare molto amico della regina Alixe e della sua migliore amica Saby. Un prigioniero molto particolare con più privilegi che doveri. Zyzo capisce ben presto che i ragazzi del castello non sono il nemico e che potrebbero imparare a vivere tutti insieme traendo il meglio da un’alleanza. Alixe la pensa come lui, ma c’è qualcuno che trama nell’ombra per scongiurare questa ipotesi. Qualcuno di molto astuto che ha pianificato ogni mossa e che non ha nessuna intenzione di condividere nulla con i selvaggi che stanno fuori dal castello e che non sono stato scelti per ripopolare il mondo.
Ne escono pochi di distopici in Italia, ma i pochi che vengono pubblicati sono davvero una bomba. Sono entusiasta di questa storia che ho apprezzato sia per il messaggio che vuole lanciare sia per la semplicità con cui l’autore è riuscito a esprimere dei concetti importanti. Punto di forza, come dicevo all’inizio, l’ambientazione immediatamente riconoscibile e la bellezza di poterci aggirare per Parigi come se ci appartenesse, con la possibilità di soffermarci di fronte a dei quadri che hanno fatto la storia e che in molti casi la narrano, e poterli contemplare per ore e ore. Già questo espediente da solo non ha prezzo.
Non so se vi ho convinti ad acquistare N.E.O. La caduta del sole di ferro io però non vedo l’ora che esca il seguito, sono davvero curiosa di scoprire cosa accadrà nel prossimo capitolo e che piega prenderà ala storia.