Pur senza le atmosfere cupe e claustrofobiche dei Cariolanti e di Ossigeno, ma strizzando l’occhio alle dinamiche da villaggio di Le Case del malcontento, Sasha Naspini ci porta in un viaggio su due piani: uno, estremamente personale e introspettivo sul sé, nel presente; uno sugli intrecci del passato, in termini di fatti e persone, con le relative ripercussioni sul medesimo presente, non sempre conosce.
Le prime pagine ci portano a conoscere Nives, il suo presente, il suo mondo.
Nel suo cercare di essere tutto d’un pezzo, un po’ scorbutica, in conflitto tra la libertà che dona la solitudine e il timore di non bastarsi da sola, è impossibile non empatizzare con lei.
È la telefonata al Bottai che ci rivela chi è stata Nives, attraverso aneddoti del passato, rivelazioni improvvise, detti e non detti, amicizie, amori e disillusioni giovanili, rancori, fatti di cronaca irrisolti.
Ho letto il libro di Sacha Naspini con mia figlia. Ci siamo divertite un sacco a enfatizzare i dialoghi con la doppia voce, calcando anche un po’ di più la parlata toscana, complice il fatto di aver assistito alla presentazione del romanzo. Il botta e risposta lo rende una lettura leggera ed estremamente piacevole, quasi una pièce teatrale.
Impariamo a conoscere nel profondo tutti i personaggi che intrecciano le loro vite a quelle di Nives e Loriano, attraverso le medesime emozioni dei due protagonisti, parteggiando ora per uno, ora per l’altro.
Nessuno è un “villain”, e non ci sono stinchi di santi.
Nessuno è immune dagli scheletri dell'armadio; in un paesino di provincia in cui tutti sanno tutto di tutti, quello che rende speciale Nives di Sacha Naspini è proprio l’imperfezione: dei personaggi e delle situazioni, e la quasi “banalità” del quotidiano. A chi non è capitato almeno uno dei fatti narrati?
Nives è una commedia amara, di quelle che ti fanno ridere e riflettere. Non è un mostro di simpatia ed empatia, la nostra Nives, ma nei suoi panni, siamo certi che non avremmo commesso, anche solo in parte, i medesimi errori?