Veglia Tettagna sulla mia voglia, che ogni uomo altro non sogna”, ma anche “al petto di Tettagna nessun uomo si sparagna”. Signore e signorine attente, però. Non ripetete troppe volte queste formule magiche perché potrebbero portare alla sterilità di qualche amante, fidanzato, marito o perfino alla loro morte. Tettagna (edizioni e/o) di Patrizia De Luca è una di quelle inattese e goderecce sorprese letterarie che grazie anche alle sue succinte 150 paginette si fa amabilmente leggere in un amen. Lo vedi lì sul tavolo, il volumetto sottile, con quella ruota panoramica in copertina e dici sempre: lo leggiamo la prossima settimana. Peste non colga (voi lettori). Perché le donne che vivono sotto la collina di Tettagna (che sarebbe nei pressi di Napoli) “tengono” un segreto inconfessabile. Infatti mica ve lo diciamo. Possiamo solo riferire che riguarda il potere magico che possiede il loro “petto”. Una specie di antico sortilegio che si rinnova di generazione in generazione, di donna, pardon, di femmina in femmina. L’orfana Assuntina, accudita bruscamente dall’erborista di Tettagna, tal Ziella, lo scopre da appena adolescente assieme alle mestruazioni e lo utilizza suo malgrado quando sposatasi da giovanissima, con bimba a carico, il bel marito meccanico le ciuccia tutti i risparmi di papà defunto. Il sortilegio funziona e verrà riutilizzato con l’amato Tommaso, signorino bene della Napoli accademica, dove Assuntina è finita a pulire pregiato mobilio, bidet e fornelli. Ma in quella casa borghese non c’è futuro per la primitiva provinciale. Arriva così il momento del ritorno a Tettagna dove la protagonista apre un ristorante che presto avrà successo e in cui si cucina la “tettagnella”, un “semifreddo a base di ricotta con l’anima di pan di spagna che serviamo in un piattino di creta verde”. Stessa forma della collina di Tettagna ma soprattutto contenente “dosi bassissime di principi attivi dell’erboristeria di Ziella” con gusti variabili a seconda dei problemi di coppia: tettagnella gelosia, tettagnella delle corna, ecc… Difficile non appassionarsi a questo romanzetto ribollente pozioni magiche e carnalità. Congegno strutturalmente ben oliato, impreziosito da una coloritura ritmica che sfiora il dialettale, Tettagna ha dalla sua la coerenza sanguigna di una “favola (a tratti) nera” che sgorga come un sotterraneo impetuoso fiume di trovate e colpi di scena, tra spiritismo rurale, materialismo storico e primordialità femminile, come mai avevamo letto fino ad oggi. Difficile fare riferimenti: magari tra la sicumera di una Ferrante e la creatività di un Basile. Comunque una vera, sostanziosa, femminilissima opera prima. Voto apotropaico: 8