Me la sono immaginata così la storia di Nives di Sacha Naspini. Me la sono immaginata in scena sul palco di un teatro, il buio tutt’attorno e la luce che illumina alternativamente la vedova e il veterinario, all’uno e all’altro capo del telefono. E nel mezzo, a tratti, passano scene di vita. Scene di vita di loro due, di amici e conoscenti e altra gente del paese.
Le primissime pagine raccontano la morte di Anteo e i primi giorni in cui – dopo i funerali e dopo che anche la figlia Laura con marito e figli sono ripartiti – Nives si ritrova veramente da sola e non riesce più a prendere sonno. Ci riesce solo quando si prende in casa una delle sue galline. Nemmeno quella più bella: Nives si prende in casa la gallina un po’ scema e sicuramente zoppa del pollaio, la tiene prima in una gabbietta come fosse un grillo e poi libera, come un gatto o un cane qualsiasi, di camminare per casa e accovacciarsi sul divano al posto del defunto marito.
Ma un giorno Giacomina, la sua gallina da compagnia, sembra ipnotizzarsi davanti alla televisione e, non riuscendo a svegliarla, Nives decide di chiamare il veterinario.
Inizia così una lunga telefonata tra Nives e Loriano.
Ben presto la conversazione si dimentica di Giacomina e prende la strada del ricordo. Nives richiama fatti e persone e si dipana così un racconto leggero e ironico, intervallato da momenti di imbarazzo, tentativi di Loriano di mettere giù la cornetta, storie apparentemente slegate l’una con l’altra. E che alla fine si riallacciano però tutte.
Emerge in qualche modo la soggettività dei ricordi, quel meccanismo per cui lo stesso fatto a distanza di anni viene ricordato in maniera diversa da persone diverse. Dipende da quello che di ogni evento e persona si è sperimentato in maniera diretta o meno. Dipende soprattutto dal carico emotivo, necessariamente del tutto personale, che quell’evento ha rappresentato per la persona. E gli stessi fatti, dunque, non è vero che sono ormai immutabili perché collocati nel passato. Perché essi mutano a seconda della lente con cui si guardavano allora e si guardano oggi a distanza di anni.
La lente con cui si guarda agli eventi passati influisce anche sul presente e su come lo si vive. La conversazione tra Nives e Loriano altererà la visione di Nives, spezzerà la lente utilizzata fino a quel momento e le regalerà una percezione diversa della sua vita.
Nives di Sacha Naspini è il mio primo approccio all’autore che mi incuriosiva da un po’ ma preferisco evitare, almeno nel rifugio dei libri, storie un po’ angoscianti. Nives si allontana dunque – sebbene alcuni elementi (come la toscanità dei personaggi) rimangano stabili – dal riferimento che l’autore ha creato con la sua produzione precedente. Forse per alcuni è un punto a sfavore, io al contrario ne sono contenta.
Una storia gradevolissima in circa 130 pagine che risolverà tutti i vostri blocchi del lettore.