Eric-Emmanuel Schmitt, celebre drammaturgo e scrittore francese, ha iniziato a suonare il pianoforte all’età di nove anni, ma è stato un incontro quando era appena ventenne a cambiare il suo rapporto con la musica. Questo incontro, rivoluzionario e inaspettato, porta il nome di madame Pylinska, una donna polacca emigrata a Parigi che diventerà la sua insegnante di piano e gli schiuderà le porte dello studio di Chopin, da Schmitt a lungo agognato. È di questo che Schmitt scrive in Madame Pylinska e il segreto di Chopin (traduzione di Alberto Bracci Testasecca). Per essere in grado di suonare bisogna prima sapere ascoltare il silenzio. Tutto parte da qui. “Chopin scrive sul silenzio, la sua musica ne esce e ci ritorna, è praticamente cucita al silenzio”, si sentirà dire da madame Pylinska durante il loro primo incontro. E così, a ogni lezione, invece che esercitarsi sulla tastiera, l’insegnante chiederà a Schmitt di fare esercizi apparentemente molto lontani dalla pratica musicale, come comprare semi ed esercitarsi a fare cerchi sulla superficie del lago dei Jardin de Luxembourg per osservare la risonanza delle onde, oppure sedersi e contemplare l’effetto del vento tra i rami degli alberi o ancora fermarsi per ascoltare la voce di Maria Callas in “Casta diva”. Addentrandosi nell’intimità del mistero di Chopin, una solitudine che conversa con un’altra solitudine, il giovane Schimtt conoscerà la vita.