Monsieur Lavoisier che dice?
A differenza della fede, la razionalità è poco edificante. Siamo degli organismi destinati a morire, imbarcati su una palla che gira in tondo e su sé stessa, ai bordi di una galassia del tutto indifferente alla nostra esistenza.
Una versione pessimista in cui la vita è un evento circoscritto e parecchio insignificante.
C’è la possibilità che tutto questo non sia uno spreco perché “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”. Siamo esseri biodegradabili e riciclabili, il carburante per un ciclo insensibile alle nostre piccole vite, ai nostri sogni, alle nostre speranze.
A volte è lecito chiedersi perché non siamo tutti ricoverati in un reparto psichiatrico.
Se molti sono ancora a piede libero non dipende dalla poca disponibilità di posti letto ma dalla assurda volontà di continuare, di digerire i problemi e andare avanti. Magari di essere un rullo compressore e spianare tutto ciò che non va per guadagnare dell’altro tempo, un giorno, un’ora o anche un secondo.
Ma c’è chi non accetta, chi da uno dei tanti gesti insensati ha perso tutto e ne paga le conseguenze. Quei deboli, diseredati e dispersi, quei buoni a nulla e inaffidabili che, nonostante tutto, sono in grado di pareggiare i conti lasciati in sospeso.
Nulla si perde di Cloé Mehdi non è soltanto un bel romanzo, ma una pietra su cui inciampa chi crede che gli sconfitti servano solo a far numero nelle statistiche e che il tempo guarisca ogni ferita.
Non c’è un’età precisa per farsi carico o sopportare alcune circostanze ma gli undici anni di Mattia sono davvero pochi per capire la vita in genere. Sin dalla nascita ha dovuto fare i conti con l’abbandono dei genitori ed è riuscito a trovare una sorta di equilibrio – molto precario – quando è stato accolto da Zé e Gabrielle.
Il passato è remoto, finito, archiviato e assolto ma c’è chi non dimentica, non può e vuole pareggiare i conti e non accetta la trasformazione operata dal nulla si crea e nulla si distrugge iniziato con un episodio accaduto dieci anni prima: l’uccisione di Said Zahidi.
Spesso il noir è associato a un certo tipo di narrazioni poliziesche o criminali, raramente spedisce il lettore a vivere nella pelle delle vittime.
Il protagonista è un bambino che talvolta intuisce i problemi, ma non ne ha mai una chiara conoscenza, proprio come è per noi quando la vita ci prende a manganellate.
Possiamo rassegnarci e vivere con delle cicatrici, oppure restituire colpo su colpo e riuscire a riequilibrare i conti di un bilancio sempre in passivo. Ecco perché è impossibile ignorarci e come possiamo fare in modo che l’universo si accorga di noi.
Nella quarta di copertina troverete scritto: “Struggente, inquietante, molto sensibile, agghiacciante.”
Credetemi, è tutto vero e Nulla si perde è un romanzo che lascia delle ferite, non è una lettura tra le tante.